A casa con il Coronavirus, cosa fare?
Fra le persone positive al Coronavirus, solo il 5-8%, ha sintomi tali da motivare il ricovero in ospedale. Dunque, per chi rimane a casa, quali sono le precauzioni da adottare se si è riscontrata una positività al tampone?
L’isolamento è il primo passo fondamentale
Consiste nella separazione delle persone infette dal resto della comunità, per almeno quattordici giorni. La quarantena, invece, è la limitazione dei movimenti di persone sane, entrate in contatto con un positivo: non possono uscire di casa, nemmeno per fare la spesa o andare in farmacia. Sul sito del Ministero della Salute troviamo un’infografica ben fatta con le raccomandazioni per le persone in isolamento domiciliare e i familiari che le assistono.
Contattare il medico di famiglia
Il Ministro Speranza ha affidato ai medici di famiglia la gestione dei casi sospetti e positivi di Covid, e dei loro contatti. Siglato il nuovo accordo collettivo nazionale con la Federazione dei Medici di Medicina Generale, I medici di famiglia, che da marzo seguono i pazienti con covid in assistenza domiciliare, sono chiamati oggi ad organizzarsi per eseguire anche i tamponi, presso i loro studi o nelle vicinanze.
Acquistare un saturimetro può essere utile
Il saturimetro misura la saturazione, ovvero la percentuale di ossigeno nel sangue periferico. Se ne trovano in farmacia ma anche online ad un prezzo variabile dai 15 euro in su. La saturazione permette di stabilire se la persona respira in maniera efficace.
Come interpretare i parametri del saturimetro?
Generalmente i valori superiori al 95% vengono considerati normali, se invece scendono al di sotto, ci si trova di fronte ad una ipossiemia, uno dei rischi maggiori legati alla malattia Covid. L’ipossiemia può essere considerata lieve, quando i valori sono compresi fra il 91% e il 94%; moderata, quando i valori sono fra l’86% e il 90%; grave, quando i valori sono uguali o inferiori all’85%. Il saturimetro può essere poco attendibile se: hai le dita fredde, hai l’anemia, hai lo smalto colorato sulle unghie.
Dunque cosa fare se siamo a casa con il Coronavirus?
Ce lo spiega il Dottor Emanuele Nicastri, Direttore dell’unità di Malattie Infettive ad alta Intensità di cura ed altamente contagiose dell’INMI Spallanzani di Roma. L’infettivologo, che da anni si occupa di clinica e ricerca a favore delle persone con malattie infettive ed altamente contagiose, ha scritto di recente una lettera di chiarimenti e supporto ai medici di famiglia, intensamente impegnati nella gestione dell’emergenza. Di seguito riportiamo le sue indicazioni tratte dal documento, reperibile per intero su Facebook.
- Se possibile mantenere attività fisica, non stare coricato a letto, meglio seduto.
- Alimentarsi bene: frutta, verdura, spremute di agrumi, yogurt, kefyr, pesce di lisca, perché il possibile sforzo ventilatorio rappresenta per i muscoli respiratori l’equivalente di una maratona per i muscoli degli aa inferiori.
- Fondamentale la pronazione del paziente quando è disteso a letto, cioè coricato a pancia sotto. Serve a reclutare bene gli alveoli polmonari senza la compressione esercitata dal peso della gabbia toracica.
- Taglio della eventuale barba, altrimenti in caso di ospedalizzazione le mascherine per il supporto respiratorio hanno una perdita troppo alta.
- Farmaci: solo paracetamolo se T>38 o dolori articolari o muscolari (non superare le dosi massime terapeutiche, 4 grammi/24 hr ma in soggetti sottopeso anche meno) Tutto il resto della terapia in questa fase non ha alcuna evidenza scientifica anzi in alcuni casi è dannosa.
- NON USARE CORTISONE nei primi 7 giorni di malattia ed in particolare in assenza di desaturazione, perché in questa fase prevale la replicazione virale e il cortisone potrebbe ritardare o ridurre la nostra risposta immune.
-
Se il paziente desatura di base o dopo sforzo, allora CONSIGLIA CON FORZA IL RICOVERO.
Carola Pulvirenti