Un pullman da Termoli, diretto a Napoli, per partecipare al comizio di Salvini presso la sala congressi della Mostra d’Oltremare e far sentire tutta la vicinanza dei leghisti molisani al capitano del Carroccio. E poi, gira e rigira sul web, in cerca di foto e notizie a riguardo, ecco apparire un’immagine che immortala i salviniani nostrani davanti ad un furgoncino nove posti. Settimane di annunci, proclami, appelli, locandine e conferme di prenotazione, tanto da far pensare ad un esercito in allestimento, per poi constatare che sarebbe stato più conveniente, almeno dal punto di vista economico, un passaggio con “Bla Bla Car”, e via. Certo, per usufruire di un servizio del genere occorre una buona dose di fiducia nel prossimo, perché non si sa mai chi puoi trovare alla guida: da valutare attentamente l’eventualità che si presenti un bengalese diretto a Napoli per rubare lavoro in una pizzeria del Vomero. E diciamo che i leghisti non sono proprio famosi per i loro slanci di tolleranza indiscriminata.
Comunque i nostri conterranei sono arrivati in quel di Napoli e purtroppo hanno assisto ad uno spettacolo indegno e ingiustificabile.
Diciamo pure che sono stati più felici gli agricoltori pugliesi nell’accogliere la mosca dell’olivo che i napoletani l’arrivo di Matteone. Senza per questo voler giustificare gli atti vandalici, violenti e criminali di una manica di delinquenti pronti a tutto pur di poter sfogare le loro frustrazioni, bisognerebbe però riflettere su un aspetto importante della vicenda: il dilagante odio che si respira nell’aria da un po’ di anni a questa parte. Odio alimentato anche a suon di slogan, quello più subdolo che fa leva sulle paure profonde degli individui e su un malessere radicato e protrattosi nel tempo.
In fin dei conti, senza voler giustificare chi presta il fianco ad azioni di pura barbarie, se semini odio sarà difficile immaginare di raccogliere i frutti dell’amore. Non puoi sperare di avere a che fare solo con gente dotata di sensibilità e senso civico, istruita e pacifica. Al mondo esiste anche l’ignorante, il rancoroso, l’ottuso e quello che crede alla favola del “tutti a casa loro pure con la forza!”, e quella userà. Certo è che l’intervento programmato di pochi esseri violenti ha avuto il potere di far apparire Salvini più come Bambi nell’istante in cui scopre che gli hanno ammazzato la mamma e non come quello che, durante uno dei suoi comizi, si fece portare sul palco una bambola gonfiabile paragonandola alla Boldrini, per esempio.
Che poi la democrazia è anche questo: permettere a chi la pensa diversamente di poter esprimere le proprie idee in totale libertà. È un diritto sancito dalla nostra amata Costituzione (quella difesa in tutto e per tutto anche dalla Lega) cosi come lo è l’articolo 3, che affida pari dignità sociale e uguaglianza davanti alla legge senza distinzione di sesso, razza, lingua e religione. Ed è qui che si crea il cortocircuito, perché se un paese democratico deve garantire i diritti dei cittadini, tutti, a manifestare il proprio pensiero, dovrebbe anche impedire la diffusione di contenuti inneggianti all’odio e alla discriminazione.
E in conclusione, solo due parole: una volta il pericolo eravamo noi, popolo del sud. Con il nostro puzzo ristagnante e insostenibile. Poi, per fortuna, è arrivata gente che trascina dietro sé odore di morte, quasi si trattasse di cadaveri che camminano, carcasse umane che valgono meno di noi nativi, tipo scimmie non evolute che devono accontentarsi degli avanzi senza fiatare, potenziali criminali a prescindere. E a quel punto ecco che tanti politici hanno iniziato a sventolare sotto il loro naso un arbre magique dalla fragranza ‘opportunismo’, grazie al quale pure la Campania, il Molise e il resto del sud, adesso, profumano di voti papabili.