La proposta di Legge sul bilancio, licenziata a maggioranza in prima Commissione (con il voto contrario di Fusco Perrella e l’astensione di Micone), approderà in Consiglio regionale il prossimo 27 aprile, giorno in cui davanti ai cancelli di via IV Novembre a manifestare ci saranno in maniera unitaria le tre sigle sindacali della Cgil, Cisl e Uil. Ad annunciarlo questa mattina, nel corso di una conferenza stampa, i segretari generali delle tre organizzazioni sindacali rispettivamente, Sandro Del Fattore, Gianni Notaro e Tecla Boccardo.
I rappresentanti sindacali e i numerosi lavoratori sono pronti alla mobilitazione verso una proposta che “taglia centinaia di posti di lavoro e che invece protegge i privilegi della casta” reintroducendo di fatto i vitalizi e abbassando l’età pensionabile dei consiglieri a 60 anni.
Del Fattore, Notaro e Boccardo hanno lanciato oggi un appello non solo ai lavoratori iscritti al sindacato, ma a tutti i molisani affinché scendano in piazza per difendere i propri diritti. Alla protesta di lunedì 27 aprile, in via IV Novembre al momento hanno già aderito i precari delle Protezione civile, quelli di Molise Dati e Korai, i protagonisti della vertenza della Formazione professionale, ma anche gli Indignati e il comitato per l’impeachment che fa capo a Emilio Izzo.
Sulla questione intanto, sono intervenuti anche i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle, Federico e Manzo che dall’aula di Palazzo Moffa hanno annunciato battaglia, attraverso una serie di emendamenti in merito all’incriminato articolo 10 della Finanziaria, che disciplina il nuovo sistema previdenziale dei consiglieri. Qui, infatti, “i primi dubbi – tuonano Federico e Manzo – vengono leggendo i numeri delle trattenute: il 20 per cento a carico del consigliere e il doppio, ovvero il 40 per cento dell’indennità di carica, che grava sulle casse regionali, per la nuova pensione. Insomma – sottolineano i grillini – facendo due conti con il nuovo sistema, si capisce che le pensioni non sono poi tanto diverse dai vecchi vitalizi”.
Per i pentastellati i dubbi sono poi anche altri. “Soprattutto – dicono ancora – se pensiamo agli altri scherzetti normativi inventati ultimamente. Ad esempio, quello per il quale un consigliere, dopo solo 5 anni di contribuzione a 65 anni, si ritrova con una pensione di diritto. Niente male se pensiamo ai semplici cittadini, magari operai o ricercatori”. Postille dell’articolo 10 alle quali i penstellati hanno deciso di dire ‘no’ con emendanti che prevedono l’approvazione di un cosiddetto “piano di risparmio” che prevede la riduzione delle indennità di carica del 15 per cento, la soppressione delle indennità di funzione e la riduzione del 70 per cento del rimborso spese di esercizio del mandato, sia per i consiglieri che per gli assessori.
Tagli questi che forse non piaceranno ai paperoni del Consiglio regionale del Molise, troppo spesso incuranti delle difficoltà con cui la popolazione ogni giorno deve fare i conti.
fab. abb