“Tu c’hai idea di quanto ce guadagno sugli immigrati?”: la rabbia pende dalla parte sbagliata e sfocia in razzismo di massa

MARIA CRISTINA GIOVANNITTI

La guerra tra poveri lancia fumo negli occhi per non additare i veri colpevoli e le vere cause, motivo per cui il capro espiatorio diventa il migrante. Casus belli è stata la festa di San Giovanello a Campobasso. Dopo il nostro articolo sulla pagina Facebook di CBlive sono emersi dei commenti che testualmente citavano: “Una festa piena di negri. Che schifo”, di pronta risposta “Per fortuna che non sono venuto altrimenti rischiavo di prendere l’ebola”, ed ancora “Basta con questi negri di m…a”. Dopo essere stati segnalati per ‘incitazione all’odio di massa’ abbiamo pensato di fare un po’ di chiarezza.
La nostra posizione sull’argomento non ha nessun ‘buonismo’, come troppo spesso si ripete a chi non inveisce contro il migrante, ma vuole essere solo una constatazione di come, l’emergenza migranti ci stia sfuggendo di mano, non solo a livello umanitario ed economico ma anche sociale. Soprattutto perché, attraverso una ricostruzione critica, si comprende come dell’invasione dei migranti sono colpevoli solo strategie politiche fatte di guerre, tirannie e malavita.

Partiamo dal presupposto che l’emergenza c’è e si vede, soprattutto in periodo storico ed economico così delicato per l’Italia, abbandonata alla mercé dei barconi carichi di profughi. A quanto pare, però, la Lady di ferro, Angela Merkel, sembra si sia resa conto del problema: “L’Italia è evidente che debba essere aiutata” ed ha indetto un summit europeo il prossimo 14 settembre per non lasciare da solo il Bel Paese di fronte agli arrivi dei profughi. Forse qualcosa potrà cambiare.

Intanto, però, le frasi di xenofobia e razzismo, specialmente quelle ripetute dai bambini, fanno riflettere: la rabbia c’è ed è giusto che ci sia, ma pende dalla parte sbagliata della bilancia. Vediamo in dettaglio perché.

CHI ARRIVA? Le persone che arrivano sono in fuga da guerre e regimi dittatoriali, parliamo in particolare di provenienze da Eritrea, Siria e Somalia. È aumentato il numero dei gruppi vulnerabili formati da minori soli e donne incinte. Secondo l’Organizzazione Internazionale per le migrazioni sono oltre 2 mila i migranti morti nel Mar Mediterraneo solo nel 2015 e 188 mila salvati. Un destino crudele che non risparmia neanche i bambini, in fuga per salvarsi la vita e che, poi, muoiono alle porte dell’Europa.

QUANTO PAGANO PER IL VIAGGIO DELLA SPERANZA? Sempre secondo i dati riportati dall’OIM, il trasporto dei clandestini porta un guadagno agli scafisti di circa 10 miliardi annui. Una vera e propria industria che frutta più del traffico di droga e poco meno del commercio illegale di armi. Ogni migrante, che sia minorenne o no, per salvarsi deve pagare tra i 3/4 mila euro a testa agli scafisti. Questi uomini di malavita possono muoversi con tranquillità grazie ai complici che trovano sulle coste italiane, spesso appartenenti alla mafia, ed ai quali destinano una percentuale molto alta. Non andiamo troppo lontano e citiamo la prima indagine, del 2011, quando due pescatori siciliani appartenenti al clan Brunetto e affiliati alla famiglia Santapaola avrebbero scortato le imbarcazioni di clandestini.

IN ITALIA, CHI CI GUADAGNA? “Tu c’hai idea di quanto ce guadagno sugli immigrati?” dichiarava candidamente Salvatore Buzzi, braccio destro di Massimo Carminati e numero uno delle coop di accoglienza, in una conversazione telefonica: “Il traffico della droga vende meno”. I soldi che ruotano intorno ai migranti fanno gola soprattutto a cooperative che sono state coinvolte in indagini. Solo nel 2013, secondo i numeri del Ministero degli Interni, sono stati spesi 2 milioni di euro al giorno per i 40.244 migranti. Questi soldi vanno alle cooperative e gli albergatori che, vinto l’appalto, devono offrire al migrante un letto; pasti; vestiti; farmaci ed il ‘pocket money’. Succede che tante coop sono state indagate: sovraffollamento di migranti perché più clandestini ammassati in una camera, più soldi si guadagnano.

RAZZISMO DI MASSA, PERCHE’? La crisi del lavoro, la già precaria situazione economica in Italia aumenta l’odio verso lo straniero e soprattutto verso il migrante a cui è garantita accoglienza, assistenza e denaro mentre l’italiano ha sempre meno diritti. Ma spesso, come emerso dalla maxi indagine di Mafia Capitale, tutta l’accoglienza e l’assistenza non nasce per fini umanitari ma solo per business. Una rete di 37 persone arrestate e oltre 100 indagati, tra cui anche l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno. Un ruolo importante è dato dalle notizie ‘bufala’, o totalmente errate o ingigantite. Ecco alcune più diffuse:

“Gli immigrati che vivono a 40 euro al giorno” è un grande bluff che semina rabbia tra gli italiani che si trovano in uno stato di precarietà lavorativa. Bisogna sapere, invece, che ogni immigrato ha diritto al ‘pocket money’  che è la diaria di ognuno di loro ed equivale a 2,50 euro. Per i nuclei familiari si arriva ad un massimo di euro 7,50. Questo pocket money viene erogato o in buoni spesa oppure in una carta ricaricabile. Quando si parla di 40 euro si fa, invece, capo a quel denaro che in media, attraverso il Sistema di Protezione e Accoglienza per i Rifugiati e Richiedenti Asilo, ricevono le cooperative che accolgono il migrante. Ogni cooperativa con i 35/40 euro quotidiani copre le spese di vitto, alloggio, pulizia e manutenzione della struttura. Quello che resta, ovvero i 2,50 euro, sono da destinare al migrante.

“Gli immigrati vivono in alloggi popolari” è questa un’altra bufala che non fa altro che seminare odio e razzismo. La notizia errata che si era diffusa era quella di un favoritismo agli immigrati nelle graduatorie per ricevere gli alloggi pubblici. La loro condizione, quindi, permetteva loro di scalare nelle graduatorie e superare le famiglie disagiate italiane, in fila per una casa da anni. Sbagliata e smentita anche questa notizia dagli stessi bandi dell’edilizia pubblica per l’accesso che tra i requisiti annovera la cittadinanza italiana; la residenza anagrafica nel comune in cui si fa richiesta o svolgere un’attività lavorativa in quel comune. Tutti requisiti che un clandestino, sbarcato sulle coste italiane, non ha.

 

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