Trenta anni dall’attentato di via D’Amelio a Palermo, Roberti: “Rinnovare sempre l’impegno al contrasto a ogni forma di condotta contra legem”

“Trenta anni di un silenzio assordante dopo il boato, il 19 luglio 1992, con cui la mafia fece sentire la propria arroganza e prepotenza, così come fece poco meno di due mesi prima, il 23 maggio – A scriverlo, in una nota, è il Presidente della Provincia di Campobasso, Francesco Roberti – Oggi, 19 luglio 2022, ricordiamo, a 30 anni di distanza, la tristezza e la rabbia di quella giornata, in cui persero la vita, nell’attentato di via D’Amelio, a Palermo, il magistrato Paolo Borsellino con cinque dei sei agenti della sua scorta:  Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli”.
“La mafia rispose con due attentati a un’opera, quella dei magistrati Falcone e Borsellino, volta a sconfiggere la mafia e la criminalità organizzata nelle aule di Tribunale – prosegue Roberti – Loro che avevano fatto del diritto e di una condotta quotidiana secondo leggi e norme la propria ragione di vita in un territorio nel quale l’anti-Stato era un fenomeno dilagante”.
“Falcone e Borsellino pagarono con la vita la sete di una condotta di vita onesta e trasparente, respingendo ogni forma di attentato all’Ordinamento Statale – conclude il Presidente Roberti – A distanza di 30 anni, noi rappresentiamo la memoria per le generazioni più giovani, alle quali rinnovare il ricordo di quelle pagine buie della storia d’Italia, affinché venga continuamente aggiornato l’impegno al contrasto a tutte le forme di condotta contra legem”.
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