Toma blinda Mazzuto. La sfiducia di Calenda e Romagnuolo non arriva in aula. Pesa l’assenza di Scarabeo con la maggioranza sul filo del rasoio

Dieci contro dieci. La mozione avanzata in Consiglio regionale per chiedere la sfiducia dell’assessore della Lega, Luigi Mazzuto, non riesce ad ottenere i voti necessari nemmeno per essere iscritta all’Ordine del Giorno.

Compatto il centrodestra quando al momento del voto tutti i consiglieri si esprimono in maniera contraria. Assente in aula, invece, il consigliere Massimiliano Scarabeo. E chissà se, in un simile momento, la sua preferenza avrebbe potuto fare la differenza.

A sostegno delle due consigliere di maggioranza elette con la Lega, Calenda e Romagnuolo, ci sono solo i sì espressi dai due esponenti del Partito Democratico, Fanelli e Facciolla, e da tutti i rappresentanti del Movimento Cinque Stelle.

Molti tesserati della Lega nell’aula del Consiglio regionale

Prima del voto per l’iscrizione immediata della mozione all’Odg che più di qualcuno della maggioranza voleva fosse ritirato, ci sono le dichiarazioni. E sono in modo particolare le parole delle due dissidenti ad infiammare ancora di più una querelle tutta interna al partito di Salvini e arrivata oggi nell’aula di via IV Novembre.

Sono affermazioni critiche quelle utilizzate da Calenda e Romagnuolo nei confronti dell’esponente della Giunta voluto direttamente dal vice premier Matteo Salvini.

Le stesse messe nero su bianco nel documento arrivato all’attenzione dell’aula e che raccontano di un esponente del Governo regionale, con la delega al Lavoro che “non ha trovato alcuna soluzione per vertenze come quelle della Ittierre”, ma c’è anche l’insofferenza verso chi, “senza passare per il giudizio degli elettori, sembra imbavagliato da quell’esecutivo al quale è legata a doppio filo la sua carica da assessore”.

A rincarare la dose gli alleati delle consigliere elette con il partito del Carroccio diventano i rappresentanti del centrosinistra. Fanelli prima, Facciolla poi.

“È questo il momento giusto per chiarire se vengono prima i molisani o prima i partiti. Bisogna capire se l’assessorato di riferimento sia in grado di dare risposte alle tante emergenze. L’aula ha bisogno di esprimere una riflessione e un giudizio sereno”, dice la Fanelli a cui fa eco il collega di banco. E proprio Facciolla si schiera contro Toma. “Presidente questa debolezza è sua. È della sua maggioranza”.

Più critico il capogruppo del M5S, Andrea Greco, che accusa il governatore di essere “il curatore fallimentare di Paolo Di Laura Frattura”. “Non riesco nemmeno a esprimere lo sdegno che provo e che dimostra come tutto quello che paventavamo in campagna elettorale si sia avverato. Ognuno rivendica qualcosa e a pagare le spese sono sempre i cittadini molisani”.

A mettere il sigillo alla discussione è, infine, Toma. Il numero uno del Molise, che inizia il proprio intervento richiamando la vittoria del centrodestra alle Regionali della Sicilia, sulla crisi politica tutta locale stoppa subito.

Calenda e Romagnuolo hanno tutto il diritto di esprimere il loro disappunto, ma devono farlo in altre sedi. Non qui. Vi ricordo che la Giunta è espressione della volontà del presidente, non va votata ma solo comunicata. Non permetto questa strumentalizzazione politica. Se farò qualche altra scelta la comunicherò, di certo non la prenderò ora. Perciò archiviamo questa spiacevole mozione che non porta da nessuna parte”, chiude il governatore del Molise prima del voto che non consentirà di portare il documento di sfiducia alla votazione dell’aula.

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