Un errore relativo ai primi due commi dell’articolo 12 della legge regionale di stabilità, ovvero quelli relativi alla procedura della surroga.
A certificarlo è stato ieri sera il Consiglio dei Ministri che ha deciso di non impugnare la legge regionale solo per l’impegno preso dal presidente Toma ad abrogare gli stessi e superare così gli ulteriori profili di incostituzionalità.
Sul tema sono intervenuti i consiglieri regionali del Partito Democratico, Micaela Fanelli e Vittorino Facciolla, che questa mattina, venerdì 26 giugno 2020, hanno convocato i giornalisti per fare il punto su quello che hanno definito un pastrocchio politico e procedurale.
Paragonando il governatore a un noto personaggio del Carosello, la capogruppo dem, Micaela Fanelli, ha commentato: “Toma come Cimabue: fa una cosa e ne sbaglia due”.
“Non solo – ha proseguito la consigliera – Toma con la sua mossa per eliminare la surroga e garantirsi i voti per il Bilancio non ha ricompattato la maggioranza, oggi più sfaldata di prima, ma ha anche fatto sì che il CdM rilevasse un’illegittimità sul primo e secondo comma dell’articolo 12 e gli chiedesse un impegno per la rimozione di questo vizio. Adesso il presidente dovrà mettere necessariamente una pezza all’errore commesso: dovrà tornare in Consiglio e spiegare quello che per noi era evidente e che all’epoca avevamo evidenziato in una serie di pregiudiziali”.
Sulla questione, infatti, il Pd chiederà un Consiglio monotematico, così come anticipato da Facciolla.
“Dovrà offrire una soluzione, ammettere che ha sbagliato, non perché lo diciamo noi ma perché lo certifica il Governo e, ovviamente, rimediare a un evidente errore giuridico e politico”, commenta ancora la Fanelli.
“Per semplificare, Toma – ha detto Facciolla, addentrandosi in una vicenda estremamente tecnica – ha immaginato che il suo atto di rimozione degli assessori produceva effetti immediati, senza la necessità di alcuna forma di altro atto a valle. Ma – ha specificato – l’articolo 15 della legge regionale numero 20 del 2017 disponeva, invece, che il Consiglio regionale aveva una sorta di obbligo di fare”.
“Due allora sono le possibilità: o Toma non ci capisce nulla o, ipotesi più probabile, ha utilizzato artificiosamente il Consiglio per elidere i diritti dei ricorrenti dinanzi al Tar. Un’ipotesi quest’ultima – ha rimarcato Facciolla – sicuramente peggiore della prima, perché dimostra come il presidente abbia usato la legge a proprio uso e consumo, così come la centralità dello stesso Consiglio regionale che ha voluto mettere in discussione”.
Insomma, un artificio e un tecnicismo che se da un lato Toma ha consentito di correggere, dall’altro, per i dem, si pone come il simbolo per eccellenza di una politica che fa di tutto per tutelare interessi bassi.
“La peggiore politica – dicono gli esponenti del Pd – che si sia vista in questo territorio”.