La richiesta dello stato di emergenza avanzata dalla Regione Molise sarà al vaglio del Consiglio dei Ministri il prossimo 7 settembre. È questa la data indicata dal governatore Toma durante la seduta monotematica dell’assise di Palazzo D’Aimmo, voluta dallo stesso presidente per riferire all’aula le azioni intraprese a seguito del sisma dello scorso 16 agosto.
Durante la relazione, Toma ha voluto anche sviscerare qualche numero aggiornato dell’emergenza che, la ventesima regione ha vissuto il giorno successivo al Ferragosto.
“Abbiamo allestito – ha detto – 9 tendopoli nei paesi dell’epicentro e al 28 agosto sono in 69 tende vivono 186 persone”.
Un numero questo che, di giorno in giorno, potrebbe diminuire se dai sopralluoghi altre abitazioni risulteranno agibili, consentendo a qualche altra famiglia di farvi rientro.
Uno dei punti centrali su cui si è incentrato il dibattito l’allargamento dello stato di emergenza a tutta la regione. Un punto questo sul quale a incalzare sono stati principalmente gli esponenti del Movimento Cinque Stelle, per i quali questo significherebbe “sottrarre fondi e fare un torto ai comuni che davvero hanno subito danni e ai cittadini che vi risiedono”. In realtà, proprio su tale questione, nei giorni scorsi aveva espresso il proprio dissenso lo stesso sindaco di Montecilfone, Franco Pallotta, oggi presente come uditore alla seduta del Consiglio regionale.
Un punto sul quale Toma ha voluto, però, rassicurare l’aula. “In questa azione preliminare è stata indicata tutta la regione, perché anche Agnone, così come altri Comuni hanno istituito il coc (centro operativo comunale). Si tratta di dati che saranno acquisiti per poi stabilire nel dettaglio quali sono i comuni realmente danneggiati. La Protezione civile ha individuato una serie di centri prossimi all’epicentro”.
In realtà, poco dopo, Toma ha parlato anche di una serie di danni economici che hanno avuto ripercussioni sugli operatori turistici del Basso Molise “che al momento non sappiamo se potranno essere ricompresi nello stato d’emergenza”.
“La sera della scossa di 5.2 – ha detto il governatore – mi trovavo a Termoli, e proprio su tutta la costa, i danni economici di chi opera nel comparto del turismo si sono fatti sentire. Molti per paura del terremoto hanno disdetto prenotazioni già effettuate o hanno deciso di ripartire senza concludere il loro soggiorno. Si tratta di danni che vedremo se potranno essere presi in considerazione”.
La richiesta di aiuto fatta al Governo nazionale che ad oggi ammonta a non meno di 4 milioni di euro potrebbe, con una ricognizione più precisa, anche aumentare. Se da Roma arriverà l’ok, la metà di quei fondi, potrebbe anche arrivare a breve. Soldi questi, con i quali potrebbero essere coperte subito le spese per la macchina dell’emergenza. La seconda tranche potrebbe, invece, servire all’abbattimento del serbatoio di Montecilfone (di proprietà della Regione e gestito da Molise Acque) e alla demolizione del palazzo pericolante di Guglionesi.
Entrambe le strutture, infatti, creano problemi alle abitazioni limitrofe, al momento sgomberate.
Sulla possibilità di una liquidità da usare nell’immediato è, invece, intervenuto l’ex assessore del PD, Vittorino Facciolla e attuale esponente di minoranza.
Secondo il consigliere, infatti, il governatore potrebbe attingere dai 70 milioni di euro dell’anticipazione di cassa garantita dalla banca. Si tratta di un’operazione che potrebbe essere compiuta, secondo Facciolla, alla luce di una recente sentenza della Corte Costituzionale che consentirebbe di poter utilizzare risorse derivanti da avanzi delle precedenti amministrazioni e dal Fondo pluriennale vincolato degli enti territoriali a partire dal 2020.
Ma negli interventi dei rappresentanti di Palazzo D’Aimmo c’è stata anche l’idea di investire maggiormente in tema di sicurezza e viabilità.
Nelle parole della Manzo sono stati così rievocati i fondi per la messa in sicurezza del Biferno, ma anche la necessità di un piano di evacuazione del nucleo industriale di Termoli.
È toccato poi all’assessore Niro illustrare il progetto della costruzione di un nuovo ramo stradale per aggirare il viadotto del Liscione. Un’idea ambiziosa su cui la politica regionale ha ora il dovere di lavorare, nella speranza di portare a casa, in questi cinque anni, qualche risultato concreto.
f.a