“Le immagini che da giorni vediamo sui media rispetto alla situazione critica che stanno vivendo diverse aree del nostro paese e le temperature straordinarie che si stanno registrando in questi giorni in Molise ed in Italia, devono portarci a capire che non c’è più tempo da perdere: bisogna agire subito per fermare la febbre del pianeta”. Così in una nota, Legambiente Molise commenta la grave crisi idrica che sta colpendo le altre regioni
“Se da un lato – dicono gli ambientalisti – questo è possibile soltanto tramite un’accelerazione della transizione energetica verso una produzione completamente generata da fonti rinnovabili, dall’altro è necessario ragionare su come evitare crisi idriche che andranno inevitabilmente ad aumentare nei prossimi anni, considerato che tale crisi è causata dal cambiamento climatico che stiamo vivendo. Se non teniamo in considerazione ciò rischiamo di agire in maniera vana disperdendo un patrimonio che può portare ricchezza duratura all’economia regionale.
La creazione della G.R.I.M., società nata per la gestione delle reti idriche cittadine e degli impianti di depurazione, è il primo passo per recepire le raccomandazioni riguardanti un uso sostenibile della risorsa idrica fatte dal Consiglio Europeo all’Italia all’interno del PNRR. Raccomandazioni che valgono anche per il Molise, che deve assolutamente avviare un programma di utilizzo razionale ed efficiente dell’acqua.
Servono modelli di gestione della risorsa idrica adattati alla situazione climatica che stiamo vivendo. Al contrario, sentiamo solamente parlare di accordi con altre regioni, di commissari e di consorzi. Serve realizzare un patto regionale per l’acqua che metta al tavolo tutti i soggetti interessati a salvaguardare una risorsa preziosa, di cui fortunatamente la nostra regione è ricca, ma che non è infinita. Bisogna tenere in considerazione anche l’aspetto ambientale e le conseguenze sulla biodiversità che i prelievi continui hanno portato come l’eliminazione o la riduzione degli habitat e la cancellazione dei processi ecosistemici.
Dopo aver dotato il Molise di una seria governance di tutto il processo idrico, dalla fonte alla depurazione, i fondi del Recovery Fund devono servire per investimenti infrastrutturali mirati, più che al potenziamento e all’ulteriore sfruttamento della risorsa, all’efficientamento delle reti e ad interventi volti a ridurre gli sprechi nel suo utilizzo sia negli usi civili che industriale e agricolo e a consentire un monitoraggio accurato dei prelievi di acqua.
Fondamentale sarà il monitoraggio dello stato di salute dei nostri bacini lacustri, e la programmazione di azioni in grado di drenare, e in alcuni casi dirottare, il flusso di risorsa proveniente dalle acque meteoriche nei laghi. L’estate dello scorso anno ha messo in luce la crisi idrica vissuta dai bacini molisani. Anche se quest’anno la situazione sembra essere migliore considerando il livello attuale dei laghi, non bisogna dimenticare che stiamo registrando nei mesi di maggio e giugno temperature che normalmente abbiamo durante la seconda metà di luglio”.
“È fondamentale – dicono da Legambiente – dotare la regione Molise di un piano per la realizzazione di laghetti collinari, invasi di origine artificiale, costituiti da un’opera di sbarramento realizzata lungo un corso d’acqua, che potrebbero alleggerire le sofferenza del mondo agricolo in momenti di crisi idrica come quello che stiamo vivendo.
Sono altresì noti i non trascurabili rischi inondativi di ampie aree basso-molisane e quelli attinenti alla desertificazione e salinizzazione di larghe fasce di territori pugliesi e molisani. A fronte del prelievo di risorsa interna, gli accordi interregionali dovrebbero imporre impegni alla Regione Puglia e al Consorzio della Capitanata per un uso sostenibile dell’acqua del Lago di Occhito.
È indispensabile programmare investimenti destinati ad un’attenta gestione delle acque in area urbana. Acqua che nell’epoca del cambiamento climatico necessita di non essere dispersa, attraverso la pianificazione nelle aree urbane di opere di raccolta congiunta delle acque sia in superficie che nel sottosuolo, e attraverso l’utilizzo nuovi sistemi di drenaggio urbano superficiali in grado di gestire localmente l’acqua piovana, ritardando il deflusso in fogna, creando serbatoi di stoccaggio dell’acqua in eccesso da utilizzare per la cura del verde delle città.
La corretta gestione della risorsa idrica – concludono da Legambiente – porta con sé la realizzazione di un sistema di reti fognarie per le acque di scorrimento superficiale, da separare nettamente da quelle adduttrici delle acque reflue, per evitare i frequenti alluvionamenti che continuano a verificarsi nei centri abitati del Paese, non di rado con perdite di vite umane”.