La parola fine dopo i titoli di coda della legislatura targata Donato Toma? Lo sperano i consiglieri regionali del Movimento Cinque Stelle che, a 24 ore dall’arrivo in Aula della mozione di sfiducia avanzata insieme ai dem, si appellano a quei consiglieri di maggioranza “umiliati da chi hanno contribuito ad eleggere”.
Micone, Di Lucente, Calenda, Romagnuolo e tutti coloro che ormai da tempo sono insofferenti alle scelte del presidente.
Cosa faranno? “Dovete chiederlo a loro. Noi speriamo possano aiutarci a mettere la parola fine a tanti disastri di questa legislatura dell’oscurantismo”,dice il capogruppo Andrea Greco ricordando il negato accesso agli atti per le carte di credito.
Ma accanto all’oscurantismo anche il fallimento. Sul turismo, i trasporti e la gestione dell’emergenza Covid.
“La sfiducia – dice Angelo Primiani – è un atto dovuto nei confronti dei cittadini dei molisani, costretti a dover assistere a un teatrino non edificante nel momento storico peggiore dal dopoguerra, dove tutti gli sforzi del Governo regionale sono riservati esclusivamente alla spartizione delle poltrone e degli incarichi”.
“Il nostro obiettivo – le parole di Vittorio Nola – è ripartire con le marce giuste, con la giusta velocità e con una prospettiva strategica, a differenza di adesso dove tutto si basa sul mantenimento di equilibri disastrati”.
“Dovevano cambiare tutto e non hanno cambiato nulla”, commenta Valerio Fontana che pone il tema delle tante, troppe, deleghe che Toma ha tenuto per sé. “Quando ha rimosso Mazzuto deteneva nelle sue mani 21 deleghe. Un accentramento di potere mai visto prima. Abbiamo un presidente che si identifica totalmente nella Regione Molise e ha deciso di mettere da parte il potere di indirizzo del Consiglio regionale”.
Insomma, Toma come “l’ultimo degli Zar” dicono i 5 Stelle.
A ricordare tutte gli impegni presi nelle mozioni votate e puntualmente disattese il consigliere Fabio De Chirico, che parte proprio dalla prima approvata nel corso della legislatura: quella su Molise Acque. “Il nostro era un indirizzo strategico per un’azienda speciale su cui investire per portare risorse in termini economici e occupazionali alla nostra regione. Tutti presupposti andati in fumo”.
Ma l’ìultimo degli Zar non ha peccato solo di oscurantismo, perché questa legislatura sarebbe stata condita anche dalla voglia di imbavagliare chi ha tentato di andare in un’altra direzione.
Lo dice senza mezzi termini Nola che ricorda tanti “depotenziamenti eccellenti”.
Dalla censura del dottor Ettore Rispoli, al passaggio dall’avvocatura alla Protezione Civile di Alberta De Lisio, passando per la questione Giarrusso e il recente licenziamento di D’Uva alla Molise Dati.
“Bavagli – dice Nola – che non sono serviti a evitare che 120 sindaci si schierassero in favore di Larino centro Covid e altri 85 scrivessero a Toma per far fronte alle questioni del trasporto”.
“Non siamo solo a noi a volere che Toma vada a casa. Lo chiedono tutti i molisani”, conclude Nola.
Ma tra il dire e il fare si sa: c’è di mezzo il mare.