Se Dante venisse nel Molise modificherebbe ancora di piu’ il: “lasciate ogni speranza…”

ALESSANDRO CAJANI

Con preoccupazione sto seguendo le vicende che caratterizzano la lotta tra i vari schieramenti politici molisani. I quali, al di la delle singole posizioni, bisogna ancora capire bene quale sono, s’ispirano al motto “sciolti si balla”.

Un qualcosa che evidenzia come il razionale dà spazio soltanto alla forma esteriore e all’irrazionale; ma viviamo nel Molise di conseguenza  non dobbiamo meravigliarci di nulla visto che al posto di pensare al bene della collettività si pensa come “fregare” l’oppositore, anche se questo fa parte della stessa compagine.

Dicevo irrazionale che non permette di dare una spiegazione a quanto accade, anzi a quanto non accade, e lascia spazio alla delusione che, conferma qualora ve ne fosse bisogno che il detto “chi di speranza vive, disperato muore” è quanto mai attuale. Speranze rese vane dalla presenza della cosiddetta “idra a sette teste” che, nell’assurdità delle vicende di stampo “paesan-casereccio”, mostra come l’animale mitologico è vivo, vegeto, pronto a divorare chiunque cerchi di contrastarlo. Cosa che è in netta antitesi con i principi che regolano la vita della comunità dove, purtroppo, domina il nulla, l’assurdo e soprattutto l’esteriorità.

Una realtà dove se qualcuno si permette di uscire dal seminato si da addosso e lo si addita come un appestato. Un qualcosa che lascia un vuoto dentro. Un vuoto che difficilmente potrà essere colmato vista l’assenza assoluta d’interlocutori con cui confrontarsi. I quali, rammentano la fissità delle statue Etrusche che, con l’espressione enigmatica proiettata verso “il nulla”, lascia disorientati chiunque, le guarda. Statue che, nella staticità armonica dei secoli, non permette di porre domande giacché non c’è alcuna risposta; anzi una c’è: qualcuno sta portando avanti il disegno di annientare il Molise, leggasi abolizione della Regione come entità territoriale, amministrativa e finanche politica. Annientamento il cui caposaldo è il pressappochismo e il dilettantismo che nella ventesima regione dello stivale ha trovato fissa dimora. Una realtà in cui pochi, pochissimi sono gli eletti; anche se questi,  a loro volta,  devono dare conto a chi ha permesso loro di “tirare su la testa”. Paragone assurdo?  No, soltanto constatazione che, cercare una ragione a quanto accade è utopico. Constatazione dettata dalla mancanza assoluta di opportunità specialmente per quelli che vogliono riscattare non solo la propria identità ma quella del territorio, di cui rimangono sporadiche tracce.

Ecco perché, se le cose non cambieranno in fretta, si avvaloreranno i versi del padre della lingua italiana Dante che, se venisse nel Molise non solo riscriverebbe i versi con cui ho  titolato quest’intervento ma consiglierebbe di girare alla larga.

Exit mobile version