FABIANA ABBAZIA
“Sono disposto a ‘tornare a scuola’ per la candidatura alla carica di presidente del Molise di Antonio Di Pietro”. Si apre così al Centrum Palace di Campobasso l’incontro di questa mattina tra il senatore del Pd, Roberto Ruta e l’ex magistrato di mani pulite Antonio Di Pietro. La dichiarazione arriva a pochi minuti dall’inizio dell’appuntamento che chiude la convention di tre giorni di Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista. L’esponente di Palazzo Madama si dice sicuro di come l’ex Idv possa essere la persona giusta, aperta al confronto continuo e capace di fare sintesi tra le fila del centrosinistra. La scusa per Ruta diviene buona per contrapporre il Tonino nazionale all’attuale presidente Frattura, reo di “aver corso da solo in questi cinque anni di governo”.
“Sono certo – dice Ruta – che con Di Pietro potremo confrontarci ogni sei mesi e non alla scadenza del mandato. Una cosa questa che davvero non si fa. Perché – evidenzia – nella vita si può fare tutto, ma non dimenticarsi che il popolo di centrosinistra ha bisogno di confronto. Io e Danilo le abbiamo provate tutte, sulla sanità, sulle primarie”, dice ancora Ruta guardando Leva seduto in prima fila e riferendosi a Frattura e Fanelli.
Tuttavia, la proposta del senatore Pd trova un freno proprio nelle parole di Di Pietro, che più che un diniego sembra porre veti e condizioni precisi a chi come Frattura avrebbe preso le distanze da una sua possibile candidatura a governatore. “La tua possibilità – dice l’ex pm – potrebbe essere presa in considerazione solo se il mio nome riuscisse a fare sintesi, ma già in molti mi hanno detto che io non posso rappresentare una figura unitaria”. “Quindi – ci tiene ancora a precisare Di Pietro – non ha senso che io metta in gioco una nuova candidatura per dividere ulteriormente quel che è già molto diviso. Potrebbe avere senso soltanto se nel mio nome dovesse confluire un’unitarietà vera, che nel territorio, al momento, non può essere rappresentata da me”.
Quanto mai pragmatico ancora una volta Di Pietro dinanzi alle parole di Ruta e dell’ex senatore Augusto Massa che chiama in causa temi come la sanità, proprio a poche ore dall’inaugurazione di un nuovo “centro privato nato sulle spalle del pubblico”.
“I programmi – dice il fondatore dell’Italia dei Valori – sono sempre gli stessi. Quello dell’Ulivo 2.0 è come quello dell’Ulivo 1, che io ho contribuito fortemente a creare insieme a Bersani e a tanti altri. C’è la solidarietà, la sanità, la viabilità e via dicendo. Ma ora è tempo di parlare di simboli e persone. Quello che noto è l’incomunicabilità, sia a livello nazionale che regionale, in un momento in cui abbiamo, invece, bisogno di fare sintesi sulle persone”.
“Ciò che ribadisco – sottolinea a Di Pietro – è che non può esistere un Ulivo 2.0 senza Mpd, ma non può esistere nemmeno un Ulivo 2.0 senza Pd”. È, dunque, un Tonino nazionale che apre al confronto soprattutto quando, rimarcando l’affermazione di Ruta, convinto di appartenere al Pd ma di volere un cambiamento di rotta risponde: “e se il Pd non cambia?”. “Credo che la necessità prima del voto – evidenzia subito dopo – sia trovare una soluzione e, una soluzione la si trova solo se ci si mette a parlare insieme. Io al momento riscontro che stiamo lavorando tutti per perdere”.
Una possibilità di cui Ruta sembra essere consapevole quando ammette: “fuori c’è un cielo azzurro ma le stelle si vedono anche di giorno”. Una frase nemmeno molto criptata, per evidenziare come, la mancata unità possa dar spazio ai Cinque Stelle.
Su un punto però Di Pietro resta ulteriormente fermo e convinto, ovvero la possibilità che una sua possibile candidatura a livello regionale non passerà mai per la strada delle primarie. “Non ho – dice senza mezzi termini – alcuna intenzione di andare alla ricerca di un posticino da estrema unzione”.
Al livello nazionale sempre Di Pietro strizza, invece, l’occhio al Governo Gentiloni. L’attuale premier per il politico di Montenero potrebbe al momento essere l’alternativa. “Di Gentiloni – ammette – apprezzo la coerenza, anche se non ho condiviso alcune scelte come la fiducia posta per la legge elettorale. Nonostante tutto, sono convinto che il suo modo di governare, semplice e sereno, sia apprezzabile. In fondo anche io non rifarei alcune cose nella mia vita politica”.
Guardando al futuro, intanto, con le dichiarazioni di Di Pietro il panorama politico del centrosinistra, soprattutto a livello regionale, sembra quanto mai confuso, anche e soprattutto alla luce della presenza, nelle ultime file della piccola sala, di due esponenti di centrodestra: Maurizio Tiberio, coordinatore di Idea, Popolo e Libertà e Michele Marone di ‘Energie per l’Italia’.
Insomma, sembra proprio che in ogni caso la strada della vittoria non possa essere percorsa in solitaria, così come auspicato in precedenza da Leva e Ruta. Resta ora solo da chiedersi da quale lato si stia cercando la convergenza.