Il presidente della Regione, Donato Toma, scrive al ministro alla Salute, Giulia Grillo, e al ministro dell’Economia e Finanza, Giovanni Tria per chiedere l’annullamento della chiusura del punto nascite del San Timoteo di Termoli, avvenuto attraverso il decreto che porta la firma del commissario e del sub commissario ad acta alla sanità, Angelo Giustini e Ida Grossi.
La lettera a firma del governatore del Molise è indirizzata, per conoscenza, anche al sottosegretario Giorgetti “che – spiega Toma – incontrerò il prossimo 2 luglio alle 16 a Roma”.
“Io – chiosa ancora il presidente – vado direttamente dai decisori, non dagli esecutori”.
Poi la spiegazione di tale intervento su cui il presidente non discute il merito ma l’iter. “Non dico se questa chiusura è giusta o meno, ma ritengo che doveva seguire un iter più complesso ed, eventualmente, essere inserita in una ri-edizione nel piano operativo sanitario che ancora non avviene”.
Poi ancora una stoccata ai commissari imposti dal Governo. “A questa lettera – dice – ho allegato anche il decreto di chiusura, perché sono sicuro che i destinatari del mio scritto ne siano sprovvisti”.
Ma ancora: “Il ministro Grillo comincia a prendere contezza di che guaio ha combinato. Io non posso andare in Conferenza Regioni dove c’è il presidente dell’Emilia Romagna che si fida cecamente del sottoscritto, così come lo stesso Toti (presidente Regione Liguria ndr) e sentire battute sull’arrivo dei medici militari o dei carri armati in Molise. Sono battute sciocche e goliardiche tra presidenti ma a me dà fastidio”.
Un vero e proprio sfogo, quello del governatore, per annunciare la richiesta dell’azzeramento del commissariamento, anche e soprattutto alla luce di una proposta pensata in un contesto più ampio, quello del Tavolo tematico della Conferenza delle Regioni per il Patto della salute.
Infine, l’analisi sui numeri del punto nascite del Basso Molise. Per prima cosa Toma ha smentito le indiscrezioni in merito a un possibile “baratto” che ci sarebbe stato nei mesi scorsi per preservare il punto nascita di Isernia a discapito di quello di Termoli.
A tal proposito, il governatore ha spiegato che, in passato, la proroga è stata “richiesta sia per Isernia che per Termoli ma, mentre per il capoluogo pentro non ci sono stati particolari problemi, per il centro adriatico sono state fatte altre valutazioni da parte del Ministero”.
Una decisione che, secondo Toma, va decisamente rivista, anche nella considerazione che nell’area del Basso Molise, lo scorso anno, le nascite sono state superiori alle seicento unità.
“In Basso Molise si fanno più figli che nel resto della Regione. Il problema, quindi, non è che non ci sono 600 parti l’anno, semmai quello che molte donne scelgono di partorire altrove: a Vasto piuttosto che a San Giovanni Rotondo. Ecco, credo che dobbiamo chiederci perché. Forse altrove sono stati più bravi nel comunicare e far sentire più sicure ed assistite le partorienti?”. Una domanda retorica che presuppone come, per il presidente, l’aver mancato di trasmettere una dimensione di sicurezza alle gestanti, sia una delle motivazioni alla base dell’impossibilità attuale di partorire a Termoli.