“Questa sentenza mi ripaga di due anni e mezzo di sofferenza professionale ma soprattutto umana” evidenzia la giornalista che dice subito dopo “non finisce qui”. “Io non mi arrendo e non di certo per vendetta, ma perché credo sia giusto che vengano fuori alcune irregolarità del sistema giudiziario che ha unito le indagini di Campobasso a quelle di Bari”. “Io per fortuna – dice ancora – ho potuto contare sui migliori avvocati, contare sull’affetto e la forza della mia famiglia, ma un’altra persona come ne sarebbe uscita? Credo davvero che un’altra donna al mio posto si sarebbe suicidata”.
“Una storia kafkiana basata su carte manipolate e falsificate”. La definisce proprio così la “storia sulla quale è stata costituita una cena inesistente”. “Il mio invito – prosegue – è quello di riflettere su una falla giudiziaria del sistema italiano pericolosa per tutti. Parliamo di un tipo di indagine da squadrismo fascista, che ti mette sotto indagine senza prove”.
Con l’assoluzione, infatti, sono cadute tutte le accuse: la cena dei ricatti non c’è stata, né i tentativi di condizionare il governatore Frattura con minacce e pressioni mediatiche. Cadute anche le accuse di tentata estorsione, tentata concussione, violazione del segreto istruttorio.
La fine di un incubo anche per il magistrato Fabio Papa, al quale dice l’avvocato Lanese “è stata riconosciuta la correttezza dell’operato, avendo il magistrato agito nell’esercizio delle sue funzioni”.