Un argomento che ai più dice ancora poco, ma che inevitabilmente inciderà sulla vita di tutti – e negativamente – se il Parlamento dovesse approvare la proposta del Ministro Calderoli e della Lega Nord sull’autonomia differenziata.
Una riforma, il cui iter parlamentare è iniziato formalmente ieri, che spaccherà l’Italia, senza se e senza ma, tra regioni più ricche e regioni più povere; che arriva in un momento storico in cui è indispensabile assottigliare le differenze territoriali in termini di erogazione e qualità dei servizi. Al contrario, invece, il disegno Calderoli punta a ridurre i diritti delle persone nella sanità, nella scuola, nel welfare. Una riforma che fa male anche al Nord, frammentando le funzioni fondamentali quali infrastrutture ed energia, e conquistando così anche il ‘no’ del mondo delle imprese. Una riforma usata solo come merce di scambio per ottenere il voto della Lega sul Presidenzialismo.
Da mesi, per contrastare questo scellerato disegno secessionista e anticostituzionale, si sono mobilitati Sindaci, Presidenti di Regione, migliaia di amministratori locali. Manca all’appello il Molise, con la Giunta di centrodestra silente e la delegazione parlamentare che si sottrae ad ogni confronto pubblico, pronti a votare la riforma, di cui uno dei relatori è il Senatore molisano di FdL Costanzo Della Porta.
“Per portare la discussione anche nel Consiglio Regionale del Molise, come Gruppo del Partito Democratico nella scorsa legislatura abbiamo presentato e votato più atti. Ora bisogna essere più fermi e categorici. Per questo – afferma la prima firmataria Micaela Fanelli – io, Alessandra e Vittorino abbiamo depositato una mozione perché la Regione Molise dica chiaramente NO all’autonomia differenziata! Lo avevo anticipato ieri in Consiglio regionale in merito alla discussione su trasporto, uno dei settori che più verrebbero minati da un disegno di frammentazione dei territori. Serve stimolare la maggioranza quanto meno a discutere della riforma e a palesare le proprie intenzioni, finora sconosciute” conclude Fanelli.
Mentre nel resto del Paese, soprattutto le regioni del Meridione, si sono già mobilitate da tempo.
Per prima, Ali Autonomie Locali Italiane ha preso l’iniziativa nazionale di contrastare la riforma, proponendo e facendo approvare da decine di Comuni aderenti un ordine del giorno in cui si chiede al Parlamento il ritiro del disegno di legge, la definizione dei LEP e degli altri strumenti perequativi e di eliminazione delle attuali diseguaglianze.
Poi i sindaci del Sud (Recovery Sud) hanno denunciato i gravi rischi di questa idea di autonomia che lede anche i principi costituzionali. “In molti, fra cui una ventina di sindaci molisani, sono stati presenti a Napoli lo scorso anno per la prima manifestazione nazionale – ha ricordato il Consigliere Fanelli – Con loro e la Cgil abbiamo anche mobilitato i molisani presso la sala della costituzione della Provincia, insieme a Gianfranco Viesti”.
E nel giorno in cui il ddl è approdato in Senato, gran parte dei 160 sindaci che aderiscono alla rete Recovery Sud, hanno manifestato annunciando di essere pronti a un “referendum abrogativo”.
Insieme ai sindaci, anche sindacati, associazioni e comitati hanno espresso chiaramente la propria contrarietà a quella che ritengono sia una “istituzionalizzazione delle diseguaglianze territoriali”, ribadendo che questo è il momento di andare nel senso contrario, di far correre finalmente tutto il Paese, di raggiungere quell’unità e quell’unità economia e sociale che la nostra Costituzione pone come un obiettivo di civiltà assoluta.
Ma anche nella scorsa legislatura, il Consiglio Regionale del Molise, sempre su iniziativa del Gruppo del PD, assunse tutta una serie di decisioni sulla questione, chiedendo al Governo la fissazione e la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali; la previsione che il trasferimento di risorse sulle materie assegnate alle regioni fosse ancorato esclusivamente a oggettivi fabbisogni territoriali e a favorire un sistema per la gestione delle forme di autonomia regionale, ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione.
Il rischio reale è infatti quello di un vero e proprio attentato alla democrazia, perché le Regioni del Nord richiedono competenze così estese che potrebbero spaccare tutte le politiche pubbliche italiane, renderle meno efficienti e più costose e quindi aggravando le disparità di condizione fra i cittadini. E tra le Regioni che più di tutte rischiano di restare senza fondi e senza servizi, c’è proprio il Molise. Dove Roberti e la sua Giunta continuano a restare in silenzio, senza dimostrare il necessario coraggio che dovrebbero avere nei confronti del Governo “amico” a difesa dei diritti dei molisani.
“Sono a favore o contro dell’autonomia differenziata? – conclude Micaela Fanelli – Glielo chiederemo direttamente in Consiglio con una specifica mozione, dove solleciteremo l’intera Aula di impegnare Roberti ad attivarsi in tutte le sedi istituzionali, compresi i parlamentari molisani eletti, affinché venga chiesto il ritiro del Disegno di legge e ad assumere ogni iniziativa istituzionale adeguata contro.
Quella dell’autonomia differenziata è e sarà nei prossimi mesi la ‘battaglia delle battaglie’ e il Molise guidato dal centrodestra non può nascondersi dietro un ostinato silenzio, piegando ancora la testa e la schiena dinanzi ad un Governo che ha barattato i diritti del Sud e di tutti gli italiani sull’altare del presidenzialismo e degli appetiti secessionisti della Lega Nord. Non devono, non possono, non glielo permetteremo”.