Arriva in aula la modifica dello Statuto per eliminare l’elezione di metà mandato del Presidente del Consiglio regionale. Dopo la delicata vicenda della Gam, nell’aula di via IV Novembre la maggioranza guidata dal governatore Toma si divide sulla proposta avanzata in aula che, di fatto, avrebbe blindato la posizione del presidente Micone.
Il colpo di mano del governatore trova, tuttavia, le resistenze della sua stessa maggioranza, tanto che proprio il pesidente si trova costretto a fare un passo indietro e presentare un emendamento con il quale la modifica dello Statuto viene rinviata alla prossima legislatura.
Un passaggio necessario per riportare un minimo di serenità in quel centrodestra dove, negli ultimi giorni, le acque sono state più che agitate.
Ma se l’emendamento si sia configurato come un colpo di scena, oppure abbia rappresentato una semplice sceneggiata messa in atto a scomputo delle recenti 20 assunzioni fatte dalle due società che, ai tempi della scorsa legislatura, si erano aggiudicate il supporto tecnico per i fondi comunitari, resta una domanda del tutto lecita da porsi.
Soprattutto alla luce di quei rumors di Palazzo che narrano di malumori all’interno del centrodestra, dopo la notizia di alcuni nomi altisonanti e molto vicini, nonché legati da rapporti di parentela, a esponenti della politica locale, finiti nella lista dei super fortunati.
I ben informati raccontano, infatti, di discussioni accese nella maggioranza, dove solo pochi consiglieri, nella ‘spintarella’ data ai super fortunati, avrebbero avuto un ruolo di spicco.
Per non tornare indietro su un provvedimento che ha lasciato di certo l’amaro in bocca a più di qualche elettore convinto di aver capitolato su una squadra di persone ‘per bene’, qualcuno ha così dovuto pensare che un prezzo da pagare fosse quantomeno necessario.
E proprio in questo scambio reciproco (se così si può definire), nel pedaggio da corrispondere, oltre ad alcune nomine di qualche ente sub regionale, rientrerebbe anche l’impossibilità di blindare il presidente Micone fino alla fine della legislatura.
È accaduto così che la prima ad opporsi in aula sia stata la consigliera Aida Romagnuolo, ai tempi delle nomine in pole proprio per il ruolo di presidente. Poche parole quelle pronunciate dalla rappresentante della Lega per affermare la propria contrarietà a un atto inopportuno. Dalla maggioranza si smarcano anche Iorio, Pallante e Cefaratti.
Se la pentastellata Patrizia Manzo ha scomodato gli inquilini del Palazzo degli anni settanta che a lungo ragionarono sullo Statuto, è stato l’ex assessore Facciolla ad andare giù duro contro la proposta del centrodestra. “Una manovra da dilettanti allo sbaraglio, – le parole del consigliere di San Martino – non solo perché simili norme si scrivono anche insieme alle minoranze, ma perché la maggioranza sarebbe almeno dovuta arrivare compatta in aula”.
Archiviata la parentesi della sospensione dei lavori, a firma di Toma, Micone e Di Lucente viene così presentato il fatidico emendamento che rinvia le modifiche statutarie alla prossima legislatura.
A questo punto le minoranze si scatenano.
“Un fallimento politico”, accusa Primiani, che ricorda come fuori ci siano lavoratori in attesa di risposte, mentre in molti in aula siano quelli attenti solo alla spartizione delle solite poltrone.
“Bisogna riflettere su come la seconda proposta a suo nome, da inizio legislatura, abbia ad oggetto il prolungamento della vita dell’ufficio di presidenza”, dice Greco rivolgendosi al numero uno del Molise. Lo stesso capogruppo del M5S nel corso della seduta ha anche presentato un’interrogazione proprio sulle venti assunzioni, su cui ha chiamato la maggioranza a fornire spiegazioni.
Contraria anche la consigliera Fanelli che parla di “un’inversione a U fatta solo grazie a quanti del centrodestra abbiano avuto il coraggio di dissentire”.
Decisamente goffa la difesa del consigliere Cefaratti che prima si è appellato alla bontà di intenti di chi sa cambiare idea, mentre subito dopo, per giustificare il suo voto che sarebbe stato contrario senza il nuovo emendamento, ha parlato di norme “che non è mai giusto cambiare in corso d’opera”.
A sorpresa arriva, invece, il voto favorevole per l’ex presidente Iorio, soddisfatto in fondo di aver raggiunto l’obiettivo di far rinviare la modifica dello Statuto. Dopo la retromarcia obbligata del presidente Toma ci ripensa anche la stessa Romagnuolo, così come Pallante.
Per un attimo la modifica dello Statuto sembra che possa tornare in Commissione, ma la richiesta della Manzo viene bocciata.
Sempre la Cinque Stelle alla fine stana il centrodestra con un subemendamento per chiedere la decadenza del presidenza e dell’ufficio di presidenza entro 30 giorni dall’approvazione della norma. La maggioranza si oppone, mentre con 13 voti a favore passa (in prima lettura) la modifica dello Statuto che sarà valida a partire dalla prossima legislatura.
Tatticismi di una “maggioranza che – per parafrasare il governatore – sembra in crisi, ma non lo è”. Almeno questa è l’idea che dovrebbe passare all’estreno. Ma sarà davvero così?
fabyabb