Il senatore Roberto Ruta e il deputato Danilo Leva dettano le proprie linee guida per migliorare l’offerta sanitaria molisana, rendendola “qualitativamente migliore, più efficace e tempestiva, riducendo drasticamente i tempi d’attesa, insostenibili, e rendendola attrattiva innanzitutto per i molisani e anche per i cittadini di altre regioni”.
Gli esponenti del Partito Democratico partono dal presupposto che ci si muove su un terreno condizionato dal debito di centinaia di milioni di euro, accumulato negli anni precedenti, che rende impossibile il cammino di ripresa virtuosa.
“La mobilità passiva – ritengono Ruta e Leva – rappresenta un costo pari a 60 milioni di euro all’anno. Questo dato sta a significare come una parte dei molisani non scelga l’offerta sanitaria offerta dal pubblico e dal privato molisano. Le prestazioni che i molisani decidono di effettuare in un’altra regione costano 190 euro all’anno per ogni cittadino, somme di cui beneficiano le regioni scelte dai pazienti molisani”.
Il primo passo – si legge nell’ipotesi di lavoro dei due parlamenti del Partito Democratico – è quello di aumentare la qualità dell’offerta sanitaria regionale, soprattutto nei settori dove si registra la maggiore mobilità passiva, al fine di favorire in loco le prestazioni.
Prevenzione, educazione alimentari e corretti stili di vita costituiscono le fondamenta dalle quali avviare la riforma del sistema sanitario regionale, attraverso investimenti nella formazione. “Ciò avrebbe come conseguenza – le parole di Ruta e Leva – una migliore qualità della vita, riducendo la spesa sanitaria”.
Il piano dei due parlamentari prevede, inoltre, l’attivazione di strutture territoriali, diverse dagli ospedali, come case della salute, poliambulatori, ospedali di comunità, ad alta incidenza di assistenza infermieristico-riabilitativa, gestite con la collaborazione dei medici di base e di continuità assistenziale, come supporto fondamentale del territorio per pazienti non gestibili a domicilio, ma che non hanno patologie acute che richiedono ricovero ospedaliero.
Nella stessa direzione l’attivazione delle Residenze Sanitarie Assistenziali per almeno duecento posti letto, distribuiti in modo omogeneo nei tre distretti di Campobasso, Termoli Larino e Isernia Venafro – Agnone, garantirebbero un’ulteriore risposta unitamente all’assistenza domiciliare socio sanitaria ed oncologica, nella regione con il secondo indice di invecchiamento della popolazione in Italia.
“È indispensabile – il parere di Ruta e Leva – una riorganizzazione del 118, gestito direttamente dai Pronto Soccorso, che deve essere presente in modo capillare su tutto il territorio, al fine di garantire alla popolazione interventi efficaci e tempestivi”.
“Dai piani operativi – hanno proseguito i due rappresentanti piddini – emerge una organizzazione ospedaliera in cui solo tre Ospedali vengono individuati come strutture per acuti: Campobasso, Isernia e Termoli. In queste strutture, l’attivazione delle Unità Operative deve però rispondere strettamente al parametro del bacino di utenza. Ogni Unità Operativa dovrà avere la dotazione ottimale di mezzi e personale per il proprio funzionamento con il divieto di doppioni e sovrapposizioni che hanno costituito una spesa illogica e dannosa per l’intero sistema sanitario. L’attività di queste U.O. si estenderà sul territorio regionale con postazioni ambulatoriali che faranno sempre riferimento, specialmente per le attività chirurgiche, alle suddette U.O. Quando, per le caratteristiche del bacino di utenza, deve essere attivata una sola U.O., questa va ubicata nell’Ospedale Regionale di riferimento, che non può che essere il Cardarelli di Campobasso, per questo definito come centro HUB per tutte le specialità. L’ospedale di Agnone, accelerando l’accordo di confine con l’Abruzzo, deve rimanere come ospedale di zona disagiata”.
“L’organizzazione del sistema sanitario deve essere principalmente pubblico – ribadiscono con forza Ruta e Leva – così come avviene nel resto del nostro Paese in cui ai privati è destinato in media il 19% dell’organizzazione dell’offerta sanitaria garantita da presidi accreditati. In ogni caso la sanità privata accreditata può integrarsi con quella pubblica, ma non sostituirla. La medicina convenzionata va proporzionata alle esigenze del territorio e vi si deve far ricorso solo dove il pubblico non può essere utilizzato”.
La proposta di Rita e Leva, che parte come base da quella dell’ex commissario Carmine Ruta modificandola, aggiornandola e riparametrandola al tetto di 800 posti letto per acuzie, è così composta: posti letto acuzie ricoveri ordinari strutture pubbliche 530 e strutture private 183, posti letto in day hospital in strutture pubbliche 64 e in strutture private 23. Il rapporto così composto attesta il pubblico al 74,3% e il privato al 25,7%.
“Nella proposta avanzata dal commissario presidente e da noi – ribadiscono Ruta e Leva – ricevuta solo l’undici gennaio scorso, ci convince l’idea di ospedale unico a Campobasso previa definizione chiara delle posizioni giuridiche, per nulla ci convince la sostituzione del privato al pubblico come nel caso della scelta di conferire in regime di esclusività l’offerta sanitaria per cardiologia ed oncologia alla Fondazione Giovanni Paolo II con la conseguente chiusura dei relativi reparti del nosocomio regionale “Cardarelli”; diversa sarebbe un’ipotesi di integrazione per prestazioni, a partire dalla titolarità affidata senza equivoci al Cardarelli. Di certo, non ci convince la esagerata propensione verso una sanità privata che renderebbe il Molise un caso unico in Italia con quel 37% destinato ai privati. Riteniamo un buon equilibrio quello da noi proposto tra sanità pubblica e sanità privata, 75% pubblico, 25% privato, che rafforzi il meglio della sanità privata ma che abbia la voglia di puntare, con decisione e con risorse adeguate, ad una sanità pubblica di qualità”.
“È questa – hanno concluso i due parlamentari – la missione che vogliamo vincere insieme alla nostra comunità: garantire la salute dei cittadini attraverso un’ottima offerta sanitaria pubblica, sostenuta dalla nostra Università, integrata da un’ottima sanità privata, insieme ad una imponente azione di prevenzione e formazione a corretti stili di vita”.