GIUSEPPE FORMATO
I dissidenti politici, coloro che voltavano le spalle, venivano risparmiati ma allontanati dall’antica Roma per tempo indefinito. In una parola: esiliati.
L’uomo guerriero, come evidenzia Alex Barone nella rivista online ‘Intellettuale dissidente’, era guidato da una morale e un ordine di pensiero ben definito e limitatamente indirizzato verso una morale precisa, l’uomo mercante non possiede una morale ben strutturata, poiché la morale stessa sarebbe una forza d’attrito nei confronti del suo spasmodico bisogno di arricchimento materiale e di riproduzione continua.
Dove vogliamo arrivare? All’irresponsabilità politica di alcuni consiglieri comunali di Isernia, ben sette, che avranno il marchio di coloro che hanno paralizzato l’attività amministrativa e politica dell’ente comunale di un capoluogo di provincia, della seconda città molisana.
Irresponsabilità politica perché a vincere sono stati ancora una volta gli interessi di pochi (gli addetti ai lavori) a discapito dei cittadini, che per un anno non avranno risposte da nessuno, se non da un commissario che dovrà soltanto far quadrare i conti di un Comune già particolarmente provato dalla crisi.
A Isernia si voterà a maggio, presumibilmente tra giugno e luglio sarà nominata la Giunta, in piena estate. Si ricomincerà a lavorare esattamente tra un anno, il tempo di prendere confidenza con la difficile macchina burocratico-amministrativa. Se tutto andrà per il verso giusto (anatre zoppe e dissidenti permettendo), al Comune di Isernia si tornerà a regime nel mese di gennaio 2017.
Chi ne pagherà le conseguenze? Solo e soltanto i cittadini, chiamati nuovamente alle urne. L’unico vantaggio degli isernini sarà ricevere qualche saluto e qualche caffè in più pagato nei bar della città. Una magrissima consolazione in un periodo particolare per Isernia e per il Molise.
Arrivato lo scossone a Isernia, ecco che immediatamente anche qualche consigliere comunale di Campobasso ne ha approfittato per alzare la voce, paragonando i due capoluoghi molisani.
A prescindere da chi governa una città, la politica e l’amministrazione di un ente richiede equilibrio e, come da significato conferito da Aristotele, la parola politica, indica l’amministrazione delle polis (le città) alla quale tutti i cittadini partecipavano per il bene dell’intera comunità.
Una volta eletti in un consesso, nel pieno giuoco delle parti, ci si confronta e scontra sempre per il bene dei cittadini. A quei consiglieri che, oggi, si sfregano le mani per la gioia che è caduta un’amministrazione, impossibilitati nell’esilio per la civiltà (per fortuna) che, nel frattempo, abbiamo raggiunto, si dovrebbe impedire la possibilità di candidarsi nuovamente. Perché? Per l’irresponsabilità politica, troppo spesso, scaturita da questioni personali e personalistiche. A buon intenditore, poche parole…