“Sono davvero gratificata – afferma in una sua nota la Lembo – dal constatare come fino ad oggi tutti i progetti realizzati dall’Ufficio da me rappresentato e finanziati dalla Regione Molise con risorse comunitarie sono stati individuati come buone prassi ed alcuni di essi hanno ricevuto il plauso anche dalle Istituzioni ed organismi a livello nazionale ed internazionale. Questo a dimostrare dell’ottima capacità di spesa da parte della Regione e della perspicace intuizione di interpretare gli indirizzi e le indicazioni provenienti da Bruxelles. Su questa scia l’attenzione rivolta al tema tanto dibattuto del sistema carcerario e dei migranti a cui si lega il corso di formazione”. Tra l’altro, la figura del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale è prevista dalla convenzione dell’Onu contro la tortura del 1987, che impone a tutti gli Stati firmatari del Trattato di dotarsi di uno strumento civile, nel solco dell’ombudsman della tradizione anglosassone, operante soprattutto nelle carceri. Più specificatamente, il Protocollo Opzionale alla Convenzione Onu contro la tortura, firmato dall’Italia nel 2003, nel prevedere un meccanismo universale di controllo dei luoghi di detenzione, impegna ogni Stato a creare un meccanismo interno di controllo, dando vita a un organo esterno e indipendente rispetto all’apparato carcerario, incaricato di contribuire al rispetto dei diritti umani, in raccordo con le altre figure istituzionali e della società civile già operanti in tale ambito, i cui compiti e poteri devono essere regolamentati dalla legislazione nazionale.
Si tratta di un’esperienza decollata da anni in molti Paesi europei (Austria, Danimarca, Ungheria, Norvegia, Olanda, Portogallo, Finlandia, Inghilterra, Scozia), in Italia, tale organismo è stato istituito con decreto del Ministro della Giustizia lo scorso 11 marzo 2015. Il regolamento istitutivo dà attuazione all’articolo 7, comma 4, del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 146, recante “Misure urgenti in tema di tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e di riduzione controllata della popolazione carceraria”.
Il Garante nazionale definisce gli obiettivi da realizzare e si occupa del coordinamento con i Garanti territoriali che hanno competenza per tutti i luoghi di privazione della libertà, compresi i Cie, Centri di identificazione e di espulsione, e le comunità terapeutiche, potendo contribuire, attraverso incontri strutturati, sia a individuare gli aspetti sistemici di non funzionamento, sia alla redazione di raccomandazioni da inviare alle relative autorità nazionali o regionali.
L’istituzione del Garante nazionale rappresenta una risposta alle criticità evidenziate dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo con la sentenza cd. ‘Torreggiani’ del 2013, circa la presenza di efficaci strumenti di tutela dei diritti delle persone private della libertà personale. “In tale contesto – prosegue la Lembo- in relazione ai miei compiti e funzioni istituzionali , preposta al contrasto contro ogni forma di discriminazione, con l’importante contributo degli Istituti penitenziari del Molise e del Tribunale di Sorveglianza, ho ritenuto fondamentale proporre un corso formativo specificatamente destinato alla istituzione della figura del Garante nella regione Molise, alla luce anche delle numerose sollecitazioni provenienti sia dagli organismi internazionali che dalla realtà e dal contesto carcerario relativi alla situazione di detenzione, ai diritti del detenuto come persona, come sottoposto a procedimento penale, come condannato, eventualmente come lavoratore e come membro di una famiglia.Il lavoro, la salute, l’istruzione, l’assistenza e previdenza – afferma la Consigliera – sono tutele da garantire ai detenuti al pari di ogni altro cittadino.In questo ambito è così maturata la convinzione di affiancare alla proposta di legge regionale relativa all’istituzione del Garante anche la relativa necessità di formazione affinché un’ adeguata competenza possa assicurare a livello locale la promozione dell’esercizio dei diritti e delle opportunità di partecipazione alla vita civile e la fruizione dei servizi negli Istituti carcerari molisani. Inoltre – continua la Lembo- la formazione specifica consente di cogliere a pieno il ruolo del Garante, che è quello prioritario di operare secondo una logica di mediazione, al di fuori di procedure solenni, allo scopo di allentare le tensioni nelle carceri, creare uno spazio comune di incontro e di relazione, raccogliere e organizzare un patrimonio di informazioni e conoscenze per intervenire rispetto a possibili maltrattamenti e abusi, anche rendendo pubbliche le condizioni di detenzione e la loro iniquità. Abbreviare i tempi per un ricovero ospedaliero, informare sull’accesso al patrocinio gratuito per i non abbienti e contribuire alla possibilità di ricorrervi, sollecitare la realizzazione dei lavori necessari per migliorare le condizioni igienico-sanitarie degli istituti carcerari, assicurare il rispetto dei diritti previdenziali del detenuto lavorante, garantire tramite visite regolari, una continua verifica del rispetto di livelli adeguati di trattamento, monitorare i regolamenti interni, la loro compatibilità con condizioni dignitose di detenzione e con gli standard europei, sono funzioni importanti e delicate che possono essere esercitate solo sulla base di una’adeguata e specialistica formazione.
Il corso ‘Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale’, – ha sottolineato ancora la Lembo – prevede la formazione di operatori dotati delle competenze necessarie per tutelare i diritti della popolazione detenuta in prima persona o di collaborare con l’Ufficio del Garante, con particolare riguardo alla salute, all’informazione, all’assistenza, alla formazione ed alla gestione dell’affettività, al fine di trasferire ai partecipanti del corso la preparazione culturale, scientifica e pratica necessaria per occuparsi dei detenuti e del loro rapporto con il sistema carcerario, in modo da renderlo, ove possibile, più vivibile e tollerabile, contribuendo alla salvaguardia dei loro diritti fondamentali e affinché la punizione degli autori di reato non venga mai disgiunta dal rispetto della dignità dei diritti inviolabili delle persone e il carcere non rappresenti più, la forma prevalente di risposta sociale alla trasgressione, nella consapevolezza che l’indifferenziata privazione della libertà non promuove il reinserimento sociale dei condannati e, per tale via, non assicura l’effettiva prevenzione della recidiva. Importante quindi il rafforzamento delle garanzie riguardanti aspetti fondamentali della detenzione che tendano a risolvere grandi problematiche come il sovraffollamento, l’assistenza sanitaria, il trattamento degli stranieri e le pene alternative, garanzie che sono previste anche in numerose risoluzioni e raccomandazioni approvate dal Consiglio d’Europa ed in particolare, nelle Regole penitenziarie europee. I principi contenuti in tali documenti non sono però giuridicamente vincolanti per gli Stati e, nella sostanza, sono le leggi nazionali e le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo a dettare le norme per gli Stati membri in materia di privazione di libertà. In questa direzione– conclude la Consigliera Lembo- e per tale scopo è fondamentale l’istituzione di figure come quella del Garante al fine di salvaguardare l’applicazione di tali diritti”.