La macchina mangia soldi delle comunità montane, in liquidazione da ben 9 anni, torna al centro del dibattito politico.
Lo fa con un interpellanza approdata, lo scorso martedì 30 settembre, nell’aula del Consiglio regionale.
A sollevare il tema la capogruppo dem, Micaela Fanelli, che chiede come sia stato possibile “adottare la delibera di giunta 505 del 2019 – che ha stabilito l’ennesima proroga della gestione liquidatoria delle comunità montane – in assenza della legge di stabilità regionale che autorizzasse la proroga stessa?”
“Una domanda precisa, – prosegue la Fanelli – quella contenuta nella mia interpellanza discussa in Consiglio Regionale, alla quale il Presidente Toma ha risposto arrampicandosi sugli specchi, tentando di scaricare la responsabilità sulla struttura tecnica regionale, senza dirimere i dubbi sulla legittimità della delibera stessa. Anzi, di fatto confermandoli.
La legge di stabilità 2019, infatti, – spiega la capogruppo dem – aveva stabilito il termine finale al 31 dicembre 2019. Con delibera di Giunta successiva, la 505 del 13\12\2019, cioè con un atto amministrativo, è stata stabilita una proroga annuale illegittima della gestione liquidatoria, perché non supportata, anzi, proprio in contrasto con il termine previsto nella legge vigente al momento della proroga.
Con la logica conseguenza del rischio di illegittimità di tutti gli atti successivamente assunti, quale ad esempio quello che comporta l’aggravio di spesa per le casse regionali derivante dalla proroga dei compensi dovuti ai Commissari.
E poco cambia la ‘sanatoria’ intervenuta con la successiva legge di stabilità 2020, che ha spostato il termine al 31\12\2020. Perché, in ogni caso, la delibera di Giunta 505\2019 è stata emanata in difformità da quanto stabilito dalla legge e solo successivamente superata da un nuovo disposto normativo del Consiglio Regionale.
Come non rileva, anche in questo caso, la volontà di Toma di voler addossare la responsabilità all’istruttoria tecnica approvata in delibera, tentando di sgravarsi di dosso la sua responsabilità.
Perché il Presidente non ha tenuto conto nemmeno degli esiti del lavoro della Prima Commissione, che ha svolto un ciclo di puntuali audizioni e offerto la soluzione al tema dei commissariamenti.
Un’operazione scorretta, quindi, quella assunta con la dgr 505/2029, sia sul piano giuridico che politico, come ormai ci ha tristemente abituati il Governatore. Ma verrà il giorno in cui tutti i nodi della gestione Toma verranno al pettine. E siamo curiosi di vedere su chi tenterà di scaricare, fino alla fine, le sole e soltanto sue colpe.
Nel frattempo, i molisani continueranno a pagare per almeno un altro anno le spese di gestione e gli stipendi dei commissari liquidatori delle sei comunità montane molisane, una parte dei quali non hanno certo fatto passi avanti nelle liquidazioni. Anzi, alcuni, si comportano come amministratori a tutti gli effetti, andando ben oltre il proprio mandato. Per questo, il tema del termine della delibera non è una questione tecnica, ma eminentemente e fortemente politica.
Una delle tante in riferimento alle quali Toma – conclude Fanelli – ha sbagliato la decisione, nella forma e nella sostanza”.