CRISTINA SALVATORE
Affluenza altissima e vittoria schiacciante del ‘no’. Gli italiani chiamati al voto per decidere sul quesito referendario costituzionale, talmente tanto caro a Renzi da fargli scommettere persino la poltrona, hanno scelto di levargliela da sotto. Il botto è stato epocale, tant’è che, già nella tarda serata di ieri, le voci sulle probabili dimissioni del premier sono oggi diventate certezza e non più chiacchiericcio.
Tutto sommato c’era anche da aspettarselo, considerando l’errore che Matteo ha commesso volendo identificare il suo ruolo politico, e l’impegno profuso in questi mille giorni di carica, con un quesito sulla Carta tanto cara al popolo italiano. Praticamente un bene comune che fu scritto e approvato al suo nascere da tutte le parti in causa, maggioranza e opposizione, e che con questa riforma rischiava di essere modificato in ben 47 dei suoi articoli da un governo, di fatto, non eletto dagli italiani e quindi considerato illegittimo. Un azzardo che si è rivelato fatale. Quello che invece non era possibile immaginare, riguarda tutta una serie di fobie, psicosi, attacchi di panico e ipotesi di complotto che hanno investito tantissimi cittadini votanti a causa delle matite cosiddette “copiative”. Girava da qualche giorno un messaggio in rete in cui si chiedeva di prestare attenzione durante l’apposizione della crocetta su scheda affinché il segno della matita fosse davvero indelebile o cancellabile. Panico. A confermare la reale pericolosità della questione c’ha pensato Piero Pelù, ossia leader e voce del famosissimo gruppo rock “Litfiba”, postando una foto in cui mostrava un normale pezzo di carta su cui aveva provato la grafite segnando una “x” per poi cancellarla con la gomma. Il tutto corredato da una nota di denuncia messa a verbale nella quale veniva dichiarata la dubbia correttezza della votazione, esortando i cittadini a fare lo stesso. Apriti cielo. Da quel momento in poi tantissimi elettori hanno pensato bene di recarsi alle urne muniti di gommoni per le rapide, pennarelli ‘Uniposca’, colori ad olio, acquerelli e cellulare di ultima generazione. Alcuni hanno provato addirittura a realizzare dei veri e propri tutorial all’interno delle cabine elettorali. E il Molise c’era, anche stavolta.
I più furbi si sono portati una biro da casa, per evitare il problema alla base, deridendo quelli che invece avevano segnato la casella con una “Replay” della Paper Mate. Qualcuno, per sicurezza, ha voluto bucare la scheda con un’obliteratrice a stella e i diffidenti avevano dietro i solventi da spruzzare sopra il tratto tracciato, direttamente sulla scheda, per assicurarsi che solo in quel modo potessero dissolversi coloranti e pigmenti della mina. Qualcun altro, più prudente, ha portato i legumi da casa per occupare le caselle, così da fregarli tutti, mentre gli ansiosi chiamavano a casa per avvisare la famiglia di recarsi alle urne con evidenziatore e scolorina. Che poi a rimetterci fosse proprio la validità del proprio voto, non importava. La correttezza prima di tutto. Una correttezza che svaniva come il segno delle ipotetiche fasulle Faber Castell sotto i colpi della gomma quando i cellulari, da sempre vietati durante le operazioni di voto, hanno fatto il loro ingresso in cabina. Ora, nonostante gli accorati appelli del Viminale in cui si spiegava che “le matite cosiddette ‘copiative’ sono indelebili e sono destinate esclusivamente al voto sulla scheda elettorale”, e che “le Prefetture possono utilizzare anche le matite che sono rimaste in deposito dagli anni precedenti”, la paura di una manomissione da parte dei servizi segreti russi sull’esito di queste votazioni è stata più forte di un acuto della Callas nelle grotte di Frasassi.
Chiudendo gli occhi è possibile immaginare presidenti di seggio (pubblici ufficiali a tutti gli effetti), segretari, scrutatori, forze dell’ordine, pubblico vigile e vigilante, grillini supervisori e chi più ne ha più ne metta, mentre si fanno scappare talpe in borghese che con la gomma provano a cancellare sottobanco le croci dalle caselline. E tutto per pilotare i risultati di ogni singolo seggio del Paese, sfidando la legge, il codice penale e l’ira di quei cittadini che fino alla sera prima avevano paventato la rivoluzione muniti di forconi.
Il risultato è stato un rallentamento/ingorgo nelle file presso i seggi, sotto lo sguardo attonito di chi si era recato a votare lasciando “un attimo” la pizza nel forno, il bambino legato al seggiolone con la nonna sorda nel bagno, il cane incontinente in auto e il panettone in salotto con i gatti liberi di far finta di essere interessati solo alle proteine. Poiché la sottoscritta rientra esattamente in quest’ultima affollata categoria, ossia tra coloro che pensavano invano di impiegarci lo stesso tempo che ci mette una cimice a rigirarsi sul dorso, posso allegramente constatare che “El diablo”, rispettabilissimo PieTro Pelù, non è solo una canzone, ma un infuocato stato d’animo.