“Contenere i costi della politica” sembra essere il nuovo imperativo che guida il lavoro degli esponenti regionali del PD che siedono sugli scranni di Palazzo D’Aimmo. Dopo la proposta avanzata, solo qualche giorno fa, da Fanelli e Facciolla relativa al taglio dei vitalizi degli ex consiglieri, in linea con la sforbiciata prevista a livello nazionale arriva una nuova proposta di legge depositata dall’ex sindaca di Riccia.
Abolire l’assegno di fine mandato e tagliare le indennità dei consiglieri regionali in carica per finanziare le politiche a sostegno dei negozi nei piccoli comuni.
“In un contesto economico di difficoltà per i cittadini, – fa sapere, infatti, la Fanelli – le famiglie e le imprese molisane, la proposta legislativa nasce dall’esigenza di dare un segnale inequivocabile della volontà di ridurre strutturalmente le spese sostenute dalla Regione per i costi della politica, diminuendo le indennità ed eliminando anacronistici istituti come quello dell’assegno di fine mandato. I risparmi conseguiti saranno destinati al finanziamento di politiche a sostegno dei negozi nei piccoli comuni al fine di tutelare ed incentivare attività che sono sempre più dei veri e propri presidi sociali”.
L’abolizione dell’assegno di fine mandato (previsto all’articolo 8 della legge regionale 25 luglio 2013 numero 10) nella proposta di legge avanzata dal PD, viene prevista dall’articolo 1, mentre all’articolo 2 si propone una riduzione pari al 18,33% del trattamento economico dei consiglieri regionali, del Presidente del Consiglio regionale, del Presidente e dei componenti della Giunta regionale.
La percentuale è calcolata sulla scorta della riduzione delle indennità del 10% unita alla trattenuta dell’8,33% prevista per l’assegno di fine mandato di cui si chiede l’abolizione.
“C’è bisogno di tagliare i costi della politica, ma soprattutto c’è bisogno di tagliare le spese anacronistiche che non hanno più ragione di esistere nel 2018, quale appunto il cosiddetto premio di fine mandato”, ha aggiunto la Fanelli.
“Già da sindaco di Riccia, per lunghi periodi, – ha continuato l’esponente di Palazzo D’Aimmo – ho rinunciato a qualsiasi emolumento, facendo risparmiare al mio Comune, in nove anni di mandato, circa 155mila euro. Oggi, da consigliere regionale, ritengo che anche in seguito alla riduzione di circa il 20% delle indennità di carica, gli eletti in Regione continueranno a percepire una congrua indennità che, seppur decurtata, non giustifica affatto un privilegio supplementare al termine del mandato. Inoltre, i risparmi conseguiti non finiranno genericamente nel bilancio regionale, ma saranno vincolati a sostenere la sopravvivenza dei piccoli esercizi commerciali delle nostre aree interne, lì dove c’è più bisogno di veri interventi di sostegno per combattere lo spopolamento fisico ed economico dei nostri territori più fragili”.
Che i costi della politica in Molise siano eccessivi non è certo una novità. Nuovo è, invece, il fatto che il centrosinistra locale abbia scelto di fare propri questi temi, da sempre leitmotiv del Movimento Cinque Stelle.
Tuttavia, c’è solo da rallegrarsi che la questione sia divenuta, a questo punto, bipartisan.
Soprattutto alla luce di un Molise sempre più povero che vede ogni mese impegnare 300mila euro per gli attuali inquilini di Palazzo D’Aimmo, una cifra spropositata per i vitalizi di ben 80 ex consiglieri regionali, a cui si aggiungono quelli recentemente erogati a l’ex assessore Nagni (€ 2.267,49 importo lordo) e agli ex consiglieri Tamburro (€ 2.393,08), Fusco Perrella (€ 5.495,76), Di Sabato (€ 3.072,78), Natalini (€ 2.150,94) e Porfido (€ 2.150,94).