Era facilmente prevedibile, anche alla luce dell’aver voluto anticipare a oggi, venerdì 27 novembre 2015, che la discussione della mozione di sfiducia terminasse con il voto compatto in favore del governatore Frattura e i sei voti contrari al numero uno di Palazzo Vitale da parte dei pentastellati, Federico e Manzo, e dei firmatari del centrodestra, Iorio, Fusco, Sabusco e Cavaliere. Un solo astenuto: il diretto interessato, il presidente Frattura.
La legislatura fratturiana va avanti e su questo non c’erano dubbi. Il presidente della Regione Molise aveva già blindato la maggioranza di Palazzo Moffa con gli “acquisti” di Monaco e Micone, eletti alle regionali del 2013, rispettivamente, con la coalizione guidata dall’aspirante presidente Romano e con il centrodestra dell’ex governatore Iorio, “promossi” a capo di una commissione e nell’ufficio di presidenza del Consiglio.
Due pedine eliminate alle opposizioni e in aggiunta alla maggioranza di centrosinistra, che è blindata per poter concludere il mandato che scadrà nel febbraio 2018.
La discussione sulla mozione di sfiducia è andata avanti per tutta la giornata, dalle 9 fino alle 17.
Dalla maggioranza hanno parlato di “giornata persa dietro a questa sterile discussione, mentre il Molise affonda, voluta a tutti i costi dalle opposizioni”, mentre il diretto interessato Frattura ha “minimizzato sia la mozione che le dichiarazioni dei proponenti, sottolineando la materia estranea all’aula dell’oggetto della mozione di sfiducia”.
“Doveva essere una giornata all’insegna del confronto politico – il pensiero di Manzo e Federico – e quando parliamo di politica intendiamo la capacità di ben amministrare la ‘res publica’. Il presidente dell’aula – i due pentastellati rivolgendosi a Cotugno – ha avuto cura di richiamare noi consiglieri delle opposizioni, ben guardandosi dall’utilizzare lo stesso metro di giudizio rispetto alle dichiarazioni dei suoi colleghi della maggioranza, che non hanno utilizzato mezzi termini per definirci, ai limiti dell’offesa. Dovevamo confrontarci, siamo stati offesi noi e i trentamila elettori che ci hanno dato fiducia”.