La maggioranza torna sui propri passi. Ci ripensa, con capriole che sono servite per arrivare compatti in Aula nella lunga maratona per il bilancio che continua anche domani.
Per uno strano caso del destino Toma e Greco si trovano sulle stesse posizioni e l’emendamento per la revoca della surroga porta la firma di entrambi e in Aula passa con 18 voti a favore e tre contrari (Fanelli, Facciolla e Iorio).
Arrivano anche inaspettati convenevoli che sembrano far dimenticare la notte del novembre 2018, quando la maggioranza del presidente Toma decise di bocciare la revoca della surroga.
“Oggi il presidente è riuscito a strumentalizzare il consigliere Greco facendo la porcata di modificare una norma in corso d’opera”, il parere di Facciolla che accusa Toma di aver smentito “Cotugno, Niro e Micone che nella scorsa legilsatura quella norma la votarono”.
“La modifica delle regole mentre si gioca non è un atto di politica intelligente. Magari lo sarà per Toma, ma non si accetta per Greco, che sembra un bambino portato a spasso in tempo di Coronavirus. Quanto accaduto è segno del degrado della politica. Lo stesso Toma ha preso in giro i consiglieri che lo hanno sostenuto. La norma della surroga era stata concepita in un contesto tutto diverso, al fianco del collegio unico, del voto di genere, dell’abolizione del listino, e del voto disgiunto”, la posizione di Facciolla e dei dem che avevano presentato un subemendamento per rendere effettiva la revoca della surroga dalla prossima legislatura.
“Quanto accaduto rappresenta il punto più basso raggiunto in questi giorni, dove abbiamo assistito a un insieme di comportamenti messi in atto per piegare le leggi all’opportunismo dei singoli”, dice invece la capogruppo PD, Micaela Fanelli.
Parla invece di “un atto che ripristina una norma sociale”, il consigliere Fontana che sostiene la posizione del collega Greco. Stessa cosa per Primiani che punta il suo intervento sul risparmio di denaro pubblico.
“Io voglio capire e quando capisco agisco e quando non capisco sbaglio”, il mea culpa arrivato dal presidente Toma per aver bocciato la revoca della surroga nel 2018.
“Ma questa norma non è contro le persone. Non va letta così e non sento di aver leso alcuna norma costituzionale, ma sento di aver portato avanti un’inizio di riforma di una legge elettorale”.
Poi l’apertura: “credo che si possa continuare a lavorare con i supplenti”, conclude Toma, lasciando intendere ulteriori manovre che potrebbero anche ricomprendere all’interno dell’Assise qualche ormai ex consigliere. In pole ci potrebbe essere la stessa Paola Matteo che da oggi, insieme a Nico Romanguolo, Tedeschi e Scarabeo non è più consigliera regionale.
“Non è una sconfitta della democrazia”, conclude Toma qualche ora dopo che il Tar ha deciso di entrare nel merito il prossimo 13 maggio.