I riflettori dell’Italia intera e anche del mondo sono stati puntati sul Molise. Tre settimane di attesa e di visite sul territorio dei big della politica nazionale. Mai era successo che le elezioni della ventesima regione d’Italia ottenessero una così ampia diffusione.
Tante le promesse e gli slogan. In ultimo quello di Berlusconi, il quale, alla vigilia delle elezioni, ha annunciato l’intenzione di acquistare una casa a Bagnoli del Trigno.
Il centrosinistra non è stato mai della partita, né in campagna elettorale né durante lo spoglio. Una scelta di mantenere i toni bassi quella dello staff dell’ex assessore regionale Carlo Veneziale. Serviva, forse, una campagna elettorale che sponsorizzasse quanto fatto dal governatore Paolo di Laura Frattura nell’ultimo lustro.
Il Movimento 5 Stelle, invece, ha puntato più su una campagna denigratoria, tornata indietro al candidato presidente sconfitto, Andrea Greco. Solito successo di lista per i pentastellati, ma ancora una volta la dimostrazione che solo uniti si può vincere. I tanti candidati, una volta al centrodestra, un’altra al centrosinistra, sinora, sono sempre stati garanzia di vittoria.
Per un salto di qualità, i pentastellati dovrebbero mettere mano al proprio statuto interno. Perché privare chi ha fatto esperienza nelle amministrazioni locali a misurarsi in un’altra competizione elettorale. Se i consiglieri comunali di Campobasso, Gravina, Cretella, Praitano e Felice, ad esempio, avessero avuto l’opportunità di candidarsi alla Regione Molise, forse, ora staremmo a commentare un altro risultato, perché i cittadini avrebbero avuto un’offerta di esponenti pentastellati giovani, ma con esperienza amministrativa alle spalle. E non come, spesso, avviene perfetti sconosciuti al mondo politico, sociale e territoriale.
Il centrodestra, che ha incoronato Donato Toma quale nuovo governatore della Regione Molise, quindi, è riuscito a recuperare il gap dal Movimento 5 Stelle rispetto alle elezioni Politiche, grazie ai tanti candidati, alla ‘sponsorizzazione’ dei tanti big arrivati sul territorio e a una proposta programmatica, evidentemente, piaciuta ai cittadini. Un programma, quello del centrodestra, che oggi si fonda su ciò che, in via preliminare, cercano i cittadini: sicurezza e una moderazione del flusso dei migranti. Oltreché il lavoro per i più giovani.
Toma ha convinto i molisani e con lui anche i candidati, sia i volti nuovi sia coloro che proseguiranno l’avventura a Palazzo D’Aimmo: Cavaliere, Cotugno, Niro, Micone e Iorio.
Tra i volti nuovi del centrodestra le due donne della Lega Nord, Aida Romagnuolo e Filomena Calenda, il sindaco di San Polo Matese, Armandino D’Egidio, il vice-sindaco di Campodipietra, già primo cittadino, Gianluca Cefaratti, Roberto Di Baggio e, infine, Quintino Pallante, per il quale, invece, è un ritorno in Consiglio regionale.
A completare l’assise regionale solo due esponenti del centrosinistra, i piddini Vittorino Facciolla, vice-presidente della Giunta regionale uscente, e Micaela Fanelli, segretaria regionale dimissionaria dem, e ben sei neo-consiglieri pentastellati: Patrizia Manzo, la più votata in assoluto, Andrea Greco, Angelo Primiani, Valerio Fontana, Fabio De Chirico e Vittorio Nola.
Tra i compiti del governatore Donato Toma, ora, quello di non fare spegnere i riflettori sul Molise. Saranno cinque anni decisivi per il futuro del territorio molisano e dei suoi giovani.