Giorno del Ricordo, i messaggi istituzionali
Presidente del Consiglio Regionale del Molise, Salvatore Micone
“Ricordare per fare memoria. Ricordare i diversi eventi che caratterizzarono la tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale, per tenere viva la memoria di quanto l’uomo possa fare al suo simile se avvelenato dall’odio politico e nazionalistico, e in preda alla violenza e alla voglia di sopraffare, umiliandolo, l’altro. A questo alto esercizio siamo chiamati oggi, sia per onorare coloro i quali persero la vita e furono brutalmente torturati in quegli anni dalle compagini titine, sia per ricordare le centinaia di migliaia di esuli che, oltre ad essere privati dei loro cari, persero la propria casa e dovettero iniziare una peregrinazione umiliante e dolorosa in tante parti d’Italia. Ma dobbiamo tenera viva la memoria di quegli accadimenti anche perché da essi ci deve venire la forza, l’intelligenza e il discernimento necessari a leggere nella società attuale i segnali e i sintomi dell’odio e dell’intolleranza per chi la pensa diversamente da noi. Segnali e sintomi che purtroppo ancora oggi, in maniere più o meno percettibile, si manifestano in tante parti della nostra società e che abbiamo il dovere di saper innanzitutto riconoscere, quindi trattare ed affrontare con le armi della persuasione, della promozione dei diritti costituzionali e di una vigile tolleranza che garantisca a tutti e a ciascuno di esprimersi pienamente, non apportando mai, e per nessun motivo, danni di qualsiasi tipo gli altri. Dunque, come Consiglio regionale, come consesso in cui trovano confronto e in alcuni casi contrapposizione le diverse opinioni e le differenti visioni politiche, facciamo insieme memoria del passato per costruire insieme a tutti i cittadini e alle diverse parti della comunità molisana, un futuro più giusto e capace di garantire ad ognuno gli spazi espressivi, nei limiti del rispetto che si deve alle persone e alle istituzioni democratiche”.
Presidente della Provincia di Campobasso, Francesco Roberti
Il nostro pensiero va oggi alle migliaia di vittime e ai loro familiari. Sicuramente le sofferenze non potranno essere cancellate, ma l’odio e il risentimento sì.
Rispetto, collaborazione e dialogo tra i popoli e le Nazioni devono contraddistinguere le politiche di pace, lasciando alle spalle ogni ipotesi di forza e prepotenza.
Ancora oggi sono tante le guerre e, ormai, assistiamo da un anno a un conflitto nel cuore dell’Europa con le tante tristi e tragiche storie connesse.
Evidentemente ancora nel XXI Secolo abbiamo imparato poco degli errori del passato. Per questo, dobbiamo rivolgerci alle giovani generazioni, che ben guidate sicuramente sapranno aprire la mente per una nuova cultura di pace, civiltà e solidarietà tra i Paesi.
In primis, il ricordo di tutti noi va alle migliaia di vittime dei massacri delle Foibe da parte dei partigiani comunisti (la tecnica di eliminazione nelle foibe era già stata collaudata e praticata dalle bande partigiane di Tito nella prima invasione dell’Istria, dopo l’8 settembre 1943, ndr) e all’esodo giuliano-dalmata. Partiamo sempre dal presupposto che il ricordo e l’analisi storiografica degli eventi, che hanno scandito il nostro passato, siano elementi indispensabili per non commettere nuovamente gli stessi errori”.
“Gli avvenimenti tragici della storia vanno ricordati, parlandone e riflettendone con i più giovani, affinché si comprenda come la prepotenza sia da tenere lontana in ogni ambito della nostra società. L’analisi degli eventi della nostra storia è un impegno di civiltà, anche perché, come sappiamo la storiografia ha iniziato a parlare delle Foibe con un ritardo di 60 anni, fin quando in Italia con la legge numero 92 del 30 marzo 2004 fu riconosciuta ufficialmente questa tragedia, istituito il Giorno del Ricordo e riportata alla memoria di tutti una pagina nera della storia del ‘900.
Onorevole Aldo Patriciello, parlamentare europeo
“È triste pensare alla sorte toccata a tanti, troppi italiani in Istria, Dalmazia e Venezia Giulia nel corso della seconda guerra mondiale: vittime prima della follia nazionalista e poi, nei decenni successivi, del pregiudizio ideologico che ne ha soffocato la memoria. Una sciagura nazionale sottovalutata e ignorata per anni, diventata finalmente storia condivisa e accettata grazie all’instancabile tenacia degli esuli e dei loro discendenti. Oggi, per fortuna, non è più così. Ma la memoria senza consapevolezza rischia di essere solo vuota retorica. Ecco perché il Giorno del ricordo e la tragedia delle foibe sono pagine di storia che meritano di essere lette per intero. Per non dimenticare. Mai”.
Presidente della Giunta regionale del Molise, Donato Toma
Le ideologie razziste dei regimi dittatoriali, sfociate nei crimini aberranti perpetrati a metà del Novecento, echeggiano ancora nelle pieghe più dolorose della storia della nostra patria.
Nel Giorno del Ricordo, quello in cui riemerge dall’oblio l’orrore delle foibe, un senso di nausea pervade le nostre coscienze. Sentiamo ancora forte l’odore putrido di quei comportamenti deviati e perversi, fondati sull’umiliazione dell’altro, sullo stupro delle povere anime che patirono il più atroce dei supplizi.
Erano cittadini del mondo, come noi. Migliaia di italiani dell’Istria, del Quarnaro e della Dalmazia. Donne e uomini privati di qualsiasi forma di dignità umana, degli affetti, della vita. Ma non di quel valore universale insito nel loro sacrificio, che tutti noi, oggi, abbiamo il dovere di restituire al presente sotto forma di avvertimento.
Per lungo tempo la barbarie delle fosse comuni nel sottosuolo del Carso, dove una quantità enorme di nostri connazionali fu gettata dopo essere stata torturata e assassinata dalle milizie del regime di Tito, è stata negata alla verità storica. Ma quelle violenze inenarrabili sono parte del patrimonio generico dell’Italia repubblicana, di una memoria del sé e del noi nel tempo, che dobbiamo custodire collettivamente con responsabilità, amplificandola, tramandando la consapevolezza di quell’infamia, alle nuove generazioni. E’ un impegno civile cui non potremo mai sottrarci, come ineludibile dovrà essere il desiderio di conoscere e approfondire il nostro passato, quello felice e quello che ancora oggi ci atterrisce.
Ricordo, cordoglio e meditazione ci guidino in questa giornata e oltre, in Molise e ovunque nel mondo. Fuori dal buco nero delle foibe, fuori da qualsiasi condotta violenta e forma di prevaricazione, di oppressione del singolo, di un popolo o dell’intera umanità.