Torniamo a parlare della rete dell’emergenza molisana. Nel febbraio 2019 il servizio 118 è stato ampliato con un nuovo atto aziendale di AsRem. Alle sedici postazioni medicalizzate presenti sul territorio, ne sono state aggiunte quattro definite ‘di base’, ovvero con soccorritori e infermieri, senza medici. Il servizio è stato inoltre arricchito con sette auto mediche provviste di un autista e un camice bianco. La riorganizzazione è stata condotta attraverso convenzioni con le associazioni di volontariato.
Distribuzione dei presidi sul territorio regionale.
Le quattro postazioni ‘di base’, con un infermiere ed un soccorritore, sono previste ad Agnone, Campobasso Montegrappa, Isernia e Termoli. Mentre un’ambulanza medicalizzata e un’auto medica sono presenti nelle seguenti località: Agnone, Castelmauro, Campobasso Montegrappa, Isernia, Riccia, Termoli e Trivento. La dotazione complessiva è pari a 27 figure di autista-soccorritore, 20 infermieri e 16 medici. Infermieri e medici sono messi a disposizione dall’Asrem, mezzi, autisti e soccorritori dalle cooperative di volontari.
Quali sono dunque le criticità?
Ne abbiamo parlato con Angelo Primiani, Consigliere regionale cinquestelle. Dall’intervista sono emersi tre punti cruciali: le caratteristiche del territorio molisano, l’organizzazione del servizio di emergenza, la comunicazione con i cittadini.
A. Le caratteristiche del territorio
Le caratteristiche geologiche del Molise, e la distribuzione della sua popolazione, lo rendono complesso da gestire – “IL DM 70 difficilmente si applica alle caratteristiche della regione Molise, spiega Primiani – Fino a quando la sanità verrà rimborsata solo ai base i numeri, regioni come il Molise saranno sempre svantaggiate perché gli abitanti sono sparpagliati in zone distanti e spesso raggiungibili con strade dissestate. Noi non abbiamo i numeri per ottenere l’autorizzazione di realizzare un Dipartimento di Emergenza Ugenza e Accettazione, andavano fatte delle deroghe territoriali, come è stato fatto ad esempio in Basilicata, regione simile al Molise per territorio e popolosità.”
B. L’organizzazione del servizio di emergenza
In Molise il 118, oltre agli interventi di trasporto in ospedale, effettua anche prestazioni sanitarie domiciliari e attività ambulatoriali, un’anomalia che avviene per necessità in alcune zone particolarmente disagiate, dove di notte non vi è un presidio sanitario. Questo servizio dovrebbe essere affidato alle Postazioni di Continuità Assistenziale, recentemente incrementate con le Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA), dedicate ai pazienti Covid. Recentemente è stato aumentato il numero delle USCA, ma rimane il problema di garantire l’assistenza ai pazienti non Covid, che abitano in zone scoperte dai servizi sanitari.
C. Comunicazione ai cittadini
– In caso di bisogno, il cittadino dovrebbe recarsi alla guardia medica più vicina, ma spesso preferisce chiamare il 118 oppure recarsi in pronto soccorso” – prosegue Primiani. I motivi sono diversi, ma si concentrano tutti sulla carenza di informazione e di educazione al corretto uso dei servizi sanitari. In questi anni sono mancate le campagne informative e di sensibilizzazione. Inoltre non è sempre facile conoscere nome e indirizzo della guardia medica di turno. “La fruizione dei servizi digitali è un altro problema per una popolazione prevalentemente anziana – aggiunge Primiani- questo ingolfa le ASL per le pratiche burocratiche. In alcuni aspetti il decreto Balduzzi va superato per regioni come il Molise, piccole e con caratteristiche difficilmente standardizzabili. Alcuni aspetti di esso sacrosanti, ma su altri punti occorre elasticità”
Cosa si può fare per migliorare il 118 molisano?
Primiani che punta l’attenzione sulle risorse umane: “Occorre reperire personale, non so come perché la burocrazia è un ostacolo. Attualmente gli autisti ed i barellieri del 118 sono tutti volontari che non ricevono uno stipendio ma un rimborso, non hanno un contratto, pertanto sono sprovvisti di copertura sanitaria in caso di malattia. Essendo regione commissariata il Molise non ha potuto effettuare assunzioni per gli ultimi dieci anni!” Occorre poi potenziare la medicina territoriale e le USCA, per decongestionare gli ospedali – prosegue il Consigliere – C’è un forte scambio fra territorio ed emergenza, se non si investe sul primo, si mette in difficoltà il secondo.
Carola Pulvirenti