Riceviamo e pubblichiamo l’intervento sulla dibattuta questione dei vitalizi di Vincenzo Musacchio, docente di Diritto Penale presso la Scuola di Formazione (CONF.S.A) di Roma, nonché presidente dell’Istituto Nazionale di Studi sulla Corruzione e direttore Scientifico della Scuola della Legalità ‘Don Peppe Diana’.
“Da quello che ho potuto leggere nel collegato alla legge finanziaria 2015 ci sono pochi dubbi sul fatto che la Casta molisana stia cercando di ripristinare in maniera indirettai vitalizi degli attuali consiglieri mediante il riscatto ai fini pensionistici del periodo di mandato. Si tratta dell’articolo 10 della Finanziaria che disciplina il nuovo sistema previdenziale dei consiglieri regionali. Nel 2012, non dimentichiamolo, è stato abolito il vitalizio. Gli inquilini di Palazzo Moffa dunque passano al regime contributivo. Come osservato da più parti, i primi dubbi vengono leggendo i numeri delle trattenute: il 20 per cento a carico del consigliere e il doppio (40 per cento dell’indennità di carica) che grava sulle casse regionali, per la nuova pensione. Ciò che è uscito dalla porta sta per rientrare dalla finestra. Sui vitalizi degli ex consiglieri regionali credo che Co.Re.A. sia stata la prima in assoluto ad evidenziarne la palese ingiustizia sociale e morale ed ovviamente oggi non può che riconfermarla in toto. Non c’è un cittadino italiano che dopo uno, due o tre anni maturi un vitalizio (pensione) pari ad uno stipendio dirigenziale. Pertanto, non credo che ci possa essere un consigliere regionale che possa farlo in questo particolare momento di grave crisi economica e sociale. Questa ingiustizia deve finire al più presto”.