RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA VINCENZO MUSACCHIO (PRESIDENTE COREA MOLISE)
Sono passati 22 anni da quando “la mafia” uccise Giovanni Falcone e con lui la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro. Come membro dell’Osservatorio Nazionale “Giovanni Falcone e Paolo Borsellino” di Roma ormai da circa quindici anni faccio in modo che il ricordo resti ancora vivo nei cuori e nelle menti dei molisani. Falcone ha avuto il coraggio di sfidare a viso aperto, senza il minimo timore, la enorme potenza della mafia. Lui, insieme al suo amico Paolo Borsellino, sono il simbolo e il pilastro della lotta alla criminalità organizzata in Italia e all’estero.
Quest’anno, a differenza degli altri anni, voglio essere polemico e voglio ricordare tutte le ostilità, le avversità e le accuse infamanti che Falcone ha dovuto sopportare, tacciato non poche volte di arrivismo e di protagonismo.
Ha avuto tanti nemici in vita, ma stranamente in tanti lo ricordano con rispetto dopo la morte. Molti che non avrebbero titolo (perché indagati o condannati) oggi si “rifanno il trucco” ricordandolo con frasi spesso di circostanza. Ricordo in giorni come questo, dimenticanza e oblio negli altri giorni! Io voglio ricordare Falcone e con lui anche Paolo Borsellino, come due uomini che hanno cambiato la storia della lotta alla mafia pur consapevoli delle difficoltà, dei rischi.
Il loro lavoro è ancora oggi alla base di tantissime indagini e processi contro la criminalità organizzata. Hanno lottato contro tutto e tutti per la legalità e la giustizia. Sono morti come uomini soli, isolati da tutti, persino da uno Stato che li vedeva molte volte come figure scomode e fastidiose.