Peraltro con la prima ipotesi formulata da Claudio Strinati, uno dei più qualificati storici dell’arte mondiali, di appartenenza dell’opera stessa a un’importante famiglia di artisti I Sangallo, operanti in Toscana ed a Roma, proprio nel periodo di datazione dell’opera fine 1400 ed inizi 1500. Una soperta che in futuro riscriverebbe la Storia dell’Arte italiana, una scoperta che inserirebbe il Molise all’interno di un periodo storico florido di artisti ed opere d’arte.
Di quest’intervento e dell’importanza dell’opera, dal punto di vista storico, artistico e scientifico, si parlerà in una pubblicazione di RSF, ma non solo. L’ipotesi del probabile autore della raffinata opera, il come e il quando l’opera stessa arriva a Petrella, o viene scolpita a Petrella, sono interrogativi che riaccendono ancora una volta i riflettori di appassionati, storici, professionisti dell’arte in generale, e sul piccolo borgo di Petrella Tifernina.
I restauratori hanno accertato con l’analisi al carbonio che il tronco di pioppo da cui è stata tratta l’immagine è stato tagliato intorno ai primi anni del XVI secolo, poi nel corso di 500 anni l’opera è stata più volte “restaurata” fino ad arrivare ai giorni nostri.
Nel maggio 2015, su iniziativa spontanea del coro parrocchiale, inizia il progetto di restauro del Crocifisso ligneo. Si instaura per due anni una sinergia tra la comunità di Petrella e i RSF, che ha portato a questo splendido risultato. Il Crocifisso, più volte rimaneggiato, presentava evidenti segni di degrado che richiedevano l’intervento urgente di professionisti del restauro. 15 gli strati di ridipinttura che hanno svelato l’opera, così come ci è stata restituita, il più vicino all’originale, come hanno precisato i membri dell’Associazione Restauratori senza Frontiere.
Come già annunciato, tra le tante scoperte e risultati rimarchevoli, uno emoziona e stupisce più di tutti: la rimozione dell’ultimo strato di ridipintura rende tutti nuovamente partecipi dello sguardo vivo del Redentore, gli occhi semi aperti del Cristo ancora in vita, rivolti verso i fedeli, non chiusi di un Cristo Morto quindi ma vivi e sofferenti. Un volto che ha commosso i petrellesi nel momento della riaccoglienza.