Sull’istituzione dei registri per la raccolta dei testamenti biologici, avvenuta alcuni giorni fa nel Comune di Campobasso, interviene il Consigliere Comunale Marialaura Cancellario chiarendo il proprio voto contrario alla mozione presentata dai Consiglieri D’Anchise- Durante-Trivisonno.
“Stiamo parlando di un argomento molto dibattuto nel nostro Paese, che vede come protagonisti le coscienze delle persone; e senza voler entrare nel merito della questione, in quanto ogni individuo ha per me la libertà di decidere sulla propria vita, mi limiterò a fare alcune considerazioni di carattere esclusivamente legale sui motivi che mi hanno portata ad esprimere un voto sfavorevole alla mozione presentata dai colleghi di maggioranza.
I registri per la raccolta dei testamenti biologici istituiti da diversi Comuni italiani non hanno alcun valore giuridico e sono illegittimi, in quanto l’unico a poter legiferare sulla materia è lo Stato. Lo hanno ben chiarito in una circolare, relativa ai Registri per la raccolta delle dichiarazioni anticipate di trattamento, i vari Ministeri competenti, che correttamente sono intervenuti sull’argomento.
Occorre inoltre considerare che la materia del “fine vita” rientra nell’esclusiva competenza del legislatore nazionale e non risulta, ad oggi, da questi regolata.
Detto ciò, l’intervento del Comune in questi ambiti appare pertanto esorbitante rispetto alle competenze proprie dell’ente locale e si traduce in veri e propri provvedimenti privi di alcuna efficacia giuridica.
I registri attualmente istituiti presso le pubbliche amministrazioni rispondono alla fondamentale finalita’ di attribuire certezza giuridica a specifiche situazioni (provenienza e data di deposito di un determinato documento, dati identificativi di una persona, ecc.)
Di conseguenza, nessuna norma di legge abilita il Comune a gestire il servizio relativo alle dichiarazioni anticipate di trattamento.
Non a caso è auspicabile una legge dello Stato, fondamentale anche in quanto in questo argomento vengono racchiuse altre materie come la tutela della salute, della famiglia e della privacy, nell’ambito delle quali il Comune non puo’ certamente agire in assenza di una disciplina statale che ponga principi e definisca la competenze di vari soggetti pubblici coinvolti.
Quindi, così come ben evidenziato dalla circolare ministeriale, “non si rinvengono elementi idonei a ritenere legittime le iniziative volte alla introduzione dei registri per le dichiarazioni anticipate di trattamento. In tale quadro si potrebbe, anzi, ipotizzare, nel caso in cui si intenda dar comunque corso ad iniziative del genere, un uso distorto di risorse umane e finanziarie, con eventuali possibili responsabilita’ di chi se ne sia fatto promotore”.
Poste queste considerazioni è evidente che ci troviamo di fronte ad una indubbia situazione di ‘vacatio legis’, riconosciuta anche dalla circolare del Governo che, negando ogni valore giuridico ai registri comunali ammette la necessita’ di un intervento legislativo. Ma tale intervento legislativo non può essere certamente colmato dalle “arbitrarie” iniziative messe in campo dai comuni che a mio modesto parere creano solo delle false aspettative nei confronti dei cittadini.
Ritengo, altresì, che lo stallo in cui è incappato il legislatore vada necessariamente superato in tempi brevissimi, con una legge chiara, unitaria e che vada a disciplinare in maniera dettagliata l’eventuale concreta attuazione di tali registri.
Concludo dicendo che per me un diritto nasce dalla legge, e se una legge non c’è si rischia di cadere nella sopraffazione e nella prevaricazione dei ruoli.
Non è tra l’altro possibile pensare che l’etica morale venga disciplinata tramite una mozione consigliare, devono essere il Parlamento e gli organi preposti a legiferare nel merito a riempire di contenuti giuridici le dichiarazioni Anticipate di Trattamento in modo da creare uno strumento davvero utilizzabile da tutti”.