“L’ennesima strage di migranti nel Mediterraneo mette drammaticamente a nudo i limiti delle politiche comunitarie in tema di asilo e immigrazione. Basta col cordoglio ipocrita dopo ogni tragedia: o l’Europa decide di agire in maniera efficiente per far fronte seriamente al problema, o rischia di implodere sotto il peso delle proprie responsabilità. Una cosa è certa: non è più pensabile continuare sulla strada dell’indifferenza e della gestione nazionale di problemi che riguardano, invece, l’intero continente”. Commenta così Aldo Patriciello, eurodeputato forzista del Ppe e membro della Commissione Industria, i tragici avvenimenti verificatisi nella notte tra sabato e domenica, a largo delle coste della Libia, che hanno provocato la morte di oltre 900 persone.
“C’è bisogno – spiega Patriciello – di dar seguito alla risoluzione approvata dal Parlamento Europeo nel dicembre scorso, con cui si è chiesto con forza agli Stati membri di compiere ogni sforzo necessario, in tema di immigrazione e asilo, per evitare ulteriori perdite di vite umane. Non possiamo immaginare che alcuni Paesi, Italia in primis, affrontino da soli situazioni di grave emergenza umanitaria, specie in un momento di profonda crisi economica quale quello che stiamo attraversando. La drammaticità degli eventi – aggiunge l’europarlamentare azzurro – ha oramai assunto proporzioni tali da richiedere un cambio di rotta immediato. Soltanto negli ultimi mesi sono oltre 3.000 le persone che hanno perso la vita nel Mediterraneo. Numeri impressionanti che danno la misura della gravità e della complessità di un problema che oramai non è solo economico e politico, ma anche e soprattutto morale e umanitario. Ritengo concluso, quindi, il tempo delle parole e delle sterili dichiarazioni d’intenti. È necessario – conclude Patriciello – agire con rapidità e senso di responsabilità, a partire da tre modifiche fondamentali del Regolamento di Dublino: la creazione di uno status comune europeo di rifugiato, l’istituzione di un’Agenzia europea per l’asilo e l’immigrazione, la messa a punto di un sistema europeo di accoglienza che superi il criterio esclusivo del Paese di prima accoglienza”.