Nella Conferenza dei Presidenti delle Regioni svoltasi il 28 gennaio è stata licenziata la Bozza di Intesa con il Governo sui 5,2 miliardi di euro di tagli alle Regioni connessi con la legge di stabilità 2015.
La proposta è stata costruita in Commissione Affari Istituzionali attraverso un raccordo costante con il Ministero dell’Economia e prevede di distribuire il taglio per 2,1 miliardi sulla sanità azzerando gli incrementi stabiliti con il Patto per la Salute 2014-2016, 1,8 miliardi sui FAS, 800 milioni sul Patto Incentivato e 600 milioni su altri capitoli (Borse di studio, libri di testo, Fondo nazionale affitti, edilizia sanitaria, fondo unico per l’edilizia scolastica, fondo politiche sociali, fondo per la non autosufficienza, agricoltura, scuole paritarie, ecc..).
La Bozza di Intesa è stata adottata con riserva da tutte le Regioni e con il voto contrario del Veneto perché da anticipazioni avute, il Governo insiste per ulteriori tagli pari a 1,1 miliardi di euro.
Per questa motivazione la Conferenza Unificata, Regioni – Stato – Autonomie Locali è slittata alle ore 12,00 del 29 gennaio e potrebbe chiudersi con il mancato assenso delle Regioni ad una manovra contabile che assesterebbe un duro colpo alla sanità, al diritto allo studio, alle politiche sociali e alle aspettative dei territori.
In aggiunta allo scontro aperto sui tagli draconiani perseguiti dal Governo si sommano le prese di posizione sul socio-sanitario che portano il Ministero della Salute ed il Ministero dell’Economia a considerare extra-LEA una serie di prestazioni garantite ai cittadini (malattie rare, trapiantati, Alzheimer, dimessi psichici, ecc..).
Permane, inoltre, lo scontro sul disegno di legge di riforma costituzionale in cui è stata inserita la norma che la materia delle Politiche Attive del lavoro e della formazione professionale tornano nelle competenze esclusive dello Stato esautorando le Regioni. La valutazione espressa è stata di profonda preoccupazione per la confusione che si avverte a livello nazionale con provvedimenti adottati come quelli della soppressione delle Province e lasciati sospesi nel vuoto nel mentre non è chiaro chi deve subentrare in quelle funzioni e chi deve riassorbire il personale. Procedere nello stesso modo anche con le Regioni è deleterio. Serve prima un disegno in cui si chiarisca chi sostituisce le Regioni nelle proprie attività e poi si potrà procedere allo smantellamento e all’accorpamento.
I cittadini non possono essere penalizzati dalla crisi e disorientati da scelte caotiche adottate a livello centrale con approssimazione e superficialità.