Un testo che illustri costituzionalisti di varie estrazioni culturali e politiche giudicano pasticciato, incapace di rendere più efficace il nostro sistema istituzionale.
Un testo che non nasce da un serio e approfondito confronto tra le forze parlamentari, ma è stato imposto dall’esecutivo e approvato a colpi di fiducia. Un vero e proprio colpo di mano di un Partito Democratico che pensa di poter monopolizzare la scena politica in barba alle più elementari regole democratiche.
Un testo che ormai viene promosso in tv e sulle piazze solo cavalcando l’onda del taglio dei costi (tra l’altro irrisorio), un appiglio populista per chi sa che non esistono altri modi per convincere l’elettorato, tra l’altro in aperta contraddizione con una politica invece fondata proprio sullo spreco (il debito pubblico è in continuo aumento).
Troviamo poi inaccettabile la scelta di Renzi di convincere gli italiani puntando tutto sul Molise come modello negativo, Regione simbolo della Casta. Una rappresentazione alquanto distorta della realtà (basta guardarsi in giro), che è solo frutto di una cinica strategia di marketing elettorale. Il premier attacca il Molise perché giudica ininfluente, per ovvie ragioni demografiche, i nostri voti per il risultato finale alle urne. Ciò la dice lunga sullo spessore politico del personaggio in questione.
Chissà, può darsi che alla fine il ‘no’ vinca sul filo di lana, proprio grazie al voto dei molisani. Così Matteo Renzi – chiosano gli azzurri – si accorgerà che in fondo la nostra Regione non è ininfluente. E nemmeno inutile.