La manifestazione ha l’obiettivo di sollevare l’attenzione del governo regionale sulle piccole e grandi vertenze irrisolte, compresa quella della Protezione Civile che interessa oltre 100 professionisti vincitori del concorso con il quale, a fine 2012, sono state assunte 218 unità lavorative, di cui in gran parte tecnici e amministrativi, per l’espletamento delle pratiche connesse alla prosecuzione e completamento della ricostruzione post-sisma, fino al termine del 2015. I contratti dell’altra metà del personale scadranno, invece, il prossimo 31 ottobre.
Da otto mesi i tanti precari, padri e madri di famiglia e giovani che avevano in quella professione la loro unica forma di reddito, sono rimasti a casa. Lo scorso settembre è scaduto il termine di durata degli ammortizzatori sociali, non sussistono prospettive riguardo al possibile ricollocamento del personale poiché il governo regionale non sembra minimamente interessato a venire incontro alle esigenze degli ex lavoratori.
“La manifestazione in programma giovedì 9 ottobre – hanno affermato i precari dell’Agenzia di Protezione Civile – sarà solo il primo atto di una serie di iniziative che hanno l’obiettivo di suonare la sveglia ad un governo regionale che non potrà più far finta di ignorarci. Il governatore Frattura e il consigliere delegato alla Protezione Civile Ciocca ci spieghino perché dopo aver vinto un concorso (dall’esito regolare fino a prova contraria) dovremmo rassegnarci all’idea di essere sacrificati sull’altare della linea del rigore mentre contemporaneamente si continuano ad elargire incarichi, consulenze esterne e tenere in piedi società ed enti che hanno il solo obiettivo di accontentare politici trombati. Non è certamente questo il caso della Protezione Civile del Molise, fino a pochi mesi fa struttura di eccellenza regionale. In questa vicenda è in gioco la nostra dignità e il nostro orgoglio. Per questo giovedì saremo davanti al Palazzo della giunta regionale e invitiamo a partecipare tutti coloro che si trovano a vivere una medesima situazione di sofferenza e di precarietà. Il Molise non può morire di disoccupazione”.