La Fondazione Molise Cultura, in collaborazione con il Ministero per i beni e le attività culturali e la Regione Molise, nell’ambito della stagione di spettacoli del Teatro Savoia, presenta lo spettacolo “Per non morire di mafia” di Pietro Grasso, che verrà riproposto in versione teatrale a Campobasso, Agnone e Isernia da Sebastiano Lo Monaco, con la regia di Alessio Pizzech per il Progetto Legalità.
Quando comincia la nuova mafia? Come ha cambiato la vita della Sicilia e dell’Italia? Che cosa ci resta ancora da fare e da sperare per sconfiggerla? Sono solo alcuni degli interrogativi che l’attore siracusano nel suo monologo proporrà al pubblico molisano.
In occasione dello spettacolo in programma il 18 ottobre è prevista la presenza a Campobasso del presidente del Senato della Repubblica, Pietro Grasso.
“Per non morire di mafia” non è un semplice spettacolo – scrive il regista Alessio Pizzech nelle note di regia – ma un ritratto, un’indagine emotiva, una discesa nel cuore vibrante del lucido pensiero di un uomo che ha dedicato e sta dedicando la sua vita alla lotta contro il crimine per il trionfo della legalità.
Se Falcone e Borsellino teorizzarono che per combattere la mafia è necessario conoscerla, il loro “erede”, a propria volta impegnato da trent’anni contro la criminalità organizzata, aggiunge che oggi per contrastare la mafia è indispensabile avere la percezione esatta della sua pericolosità. Perciò, dalla Procura nazionale antimafia, organismo che coordina le indagini sui fronti interni e internazionali, Pietro Grasso nel suo libro ripercorre le stagioni della guerra alla cupola siciliana in modo schietto, affrontando anche rapporti delicati: i legami tra mafia e politica, gli scontri all’interno della magistratura, le carenze legislative e di mezzi. Infine, Grasso affronta gli intrecci attuali con la ‘Ndrangheta e la camorra e traccia una mappa delle nuove mafie (cinesi, russe, albanesi, nigeriane, colombiane), individuando le strade e gli strumenti che ci permetteranno di non morire di mafia, di non sottometterci al suo potere.
Dalle Note di regia
(…) Uno spettacolo che trae il suo interesse dalla capacità di sollecitare domande, analisi e una maggiore consapevolezza negli occhi degli spettatori. Il grido del personaggio è rivolto alle coscienze: su di esse vuole suscitare una presa di posizione e l’assunzione di una speranza possibile che possa dare corpo ad un’utopia per le nuove generazioni.
Un monologo quindi che riconduce il teatro alla sua funzione civile ed evocativa. Un teatro capace di disegnare gli uomini, di delineare esperienze di vita che possano divenire modelli. Un teatro che senza intellettualismi vuole dare un contributo al recupero di un senso della civiltà (…).
Pietro Grasso, di origine licatese, incomincia il proprio cursus honorum nel 1969, quando entra in magistratura. Nel 1984 ricopre l’incarico di giudice a latere nel primo maxiprocesso a Cosa nostra (10 febbraio 1986 -10 dicembre 1987), 475 imputati.
In questo contesto, a fianco del presidente Alfonso Giordano è stato l’estensore della sentenza (oltre 8 mila pagine) che comminò 19 ergastoli e oltre 2.500 anni di reclusione. Successivamente, Grasso stato consigliere del Ministero di Grazia e Giustizia, quando Giovanni Falcone era alla Direzione Affari Penali. Come Procuratore aggiunto presso la Procura nazionale antimafia (guidata da Pier Luigi Vigna), ha seguito e coordinato le inchieste sulle stragi del 1992 e del 1993.
Dall’11 ottobre 2005 al 27 dicembre 2012 ha ricoperto l’incarico di Procuratore Nazionale Antimafia. Il 16 marzo 2013 viene eletto Presidente del Senato della Repubblica Italiana.