Lo Stato italiano ha abusato per anni della reiterazione dei contratti a tempo determinato: a sancirlo in via definitiva con la sentenza numero 5072 del 15 marzo 2016 è la Corte di Cassazione a sezioni riunite.
“Dopo la Corte di Giustizia Europea e dopo tanti giudici del lavoro sparsi nelle varie province d’Italia, – dichiara Michele Paduano, coordinatore regionale della Gilda degli Insegnanti – anche la Corte Suprema ha chiarito una volta per tutte che decine di migliaia di docenti precari hanno subito un danno concreto, quantificabile da un minimo di 2 mensilità e mezzo fino ad un massimo di 12 mensilità, a causa della totale mancanza di una politica scolastica in grado di evitare la loro precarizzazione. Adesso, grazie a questa sentenza, – spiega Paduano – tutti i precari vincitori delle vertenze legali promosse dalla Gilda hanno la certezza che i rimborsi ottenuti non potranno essere richiesti indietro dall’amministrazione e ciò, nei prossimi mesi, aprirà presumibilmente il fronte ad una miriade di ulteriori ricorsi. Nonostante la soddisfazione per la sentenza della Cassazione, il coordinatore nazionale della Gilda ribadisce che il problema del precariato non deve essere risolto nelle aule di un tribunale, ma politicamente con un serio piano di stabilizzazione. La risposta – afferma Paduano – non può essere quella prefigurata dalla legge 107, che impedisce il rinnovo del contratto ai precari dopo i 36 mesi di servizio a partire dal primo settembre 2016, né un concorso fatto in fretta e furia con programmi e modalità non ancora del tutto chiarite e basato ancora troppo su caratteri nozionistici e aleatori. Occorre piuttosto delineare un percorso che consenta a chi ha investito parte della sua vita nella scuola di dimostrare le proprie capacità e competenze acquisite sul campo e – conclude Paduano – di poter entrare nel modo della scuola dalla porta principale e di vedersi risarcire non solo del danno economico”.
Eugenio Crispo