“Il problema fondamentale di questo Paese – scrive, infatti, nella missiva Bombardieri – è ricostruire la fiducia dei cittadini nella politica, nelle istituzioni, nelle imprese pubbliche e private, nelle banche, nella pubblica amministrazione. E’ davvero illusorio credere che lo sviluppo del nostro Paese possa ripartire se gli atteggiamenti dei protagonisti della vita economica non siano tali da essere percepiti come elementi di affidabilità, correttezza, serietà, trasparenza. Distruggere la fiducia significa far saltare il tessuto connettivo che tiene insieme una comunità, significa mettere in discussione la identità di un Paese, significa far venir meno gli stessi fattori di convivenza civile. Del resto – sottolinea – i recenti episodi delle banche, prima commissariate e poi fallite, e dei ‘furbetti del cartellino’ stanno proprio lì a dimostrarlo. Ecco perché la fiducia è il tema intorno al quale tutti devono misurarsi e ha il dovere di misurarsi innanzitutto chi, aziende e istituzioni, ha responsabilità pubbliche. E deve misurarsi perciò Poste Italiane SpA, la più grande azienda di servizi del nostro Paese recentemente collocata in borsa, che fa della fiducia dei cittadini il vero marchio del suo successo”.
“Fiducia – evidenzia Bombardieri – che però rischia pericolosamente di incrinarsi di fronte alla opacità dei comportamenti, messi in luce da un’inchiesta giornalistica sin dal maggio 2015, relativi alla correttezza e regolarità delle procedure di Poste Italiane sulla rilevazione della qualità del recapito postale. Infatti oggi emerge che quella inchiesta giornalistica, peraltro in quel periodo smentita nei suoi contenuti dall’azienda, contiene aspetti di veridicità a tal punto che Poste Italiane sta procedendo con licenziamenti e contestazioni di addebiti verso un numero considerevole ma imprecisato di dirigenti, quadri, lavoratori. Quello che ci preoccupa e ci inquieta, oltre naturalmente al fatto in sé, è che Poste Italiane non abbia finora sentito il bisogno di illustrare all’opinione pubblica, e tanto meno alle parti sociali, i reali contorni di tutta la vicenda. Non può sfuggire all’evidenza che, se confermata l’ampiezza e la dinamica complessiva degli episodi oggetto della inchiesta, siamo di fronte ad un vero e proprio sistema teso a truffare sistematicamente erario, cittadini e lavoratori onesti. Così come non può altrettanto sfuggire che negli ultimi anni il settore del recapito di Poste Italiane è stato oggetto di ponderose ristrutturazioni organizzative – con riduzione del servizio universale per i cittadini e tagli occupazionali – costruite appunto attraverso la rielaborazione di quei dati oggi messi pesantemente in discussione dall’inchiesta stessa. E’ lecito perciò domandarsi e domandare tra le tante e altre cose: chi era a conoscenza di un tale sistema? E chi lo ha diretto? E per conto di chi? E per quali obiettivi?”.
“Fare chiarezza, – evidenzia ancora il sindacalista – quindi punire e licenziare gli eventuali responsabili, innanzitutto a partire dai dirigenti, diventa un obbligo civile verso il Paese e verso tutti quei lavoratori onesti che hanno reso Poste Italiane degna della fiducia dei cittadini.
Occorre che Poste Italiane dimostri di essere una vera azienda capace di non farsi influenzare da consorterie manageriali e di vario tipo, prendendo ancor di più piena consapevolezza di svolgere un ruolo non soltanto di business ma di servizio ai cittadini”.