La consigliera di Parità della Regione Molise, Giuditta Lembo, scrive agli esponenti politici regionali in carica, facendo il punto sull’insufficiente presenza di donne tra i banchi di Palazzo D’Aimmoe chiedendo un impegno concreto in vista della prossima tornata elettorale. Di seguito il testo della missiva.
“Mi pregio di rappresentare alle S.V.I. la necessità e l’urgenza di aprire un confronto con gli Organismi di parità sul tema della rappresentanza di genere, divenuto con l’avvicinarsi degli eventi elettorali un vero e proprio “tormentone”. Nel Consiglio Regionale del Molise siedono ad oggi 3 sole donne a fronte di 18 uomini, numero questo che certo non può dirsi sufficiente a garantire il diritto costituzionale di uguaglianza e parità, come è d’altronde richiamato nell’art. 117, comma 7, della Costituzione in tema di parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive, che così recita: ”Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive”. Con questo comma il Legislatore della riforma ha inteso ribadire come, nonostante l’Autonomia di cui godono le Regioni nelle materie di propria competenza o concorrenti, deve essere garantito il rispetto dei principi in esame, la cui formulazione ricalca (anche letteralmente) quella degli articoli 3 e 51 della Costituzione. Pertanto, un’Aula democratica non può non agire per rendere effettivo il diritto di tutti i cittadini e di tutte le cittadine di avere piena e totale uguaglianza di genere nell’esercizio dell’azione politica, e agire quindi con urgenza per accelerare i percorsi di riequilibrio tra i generi. Come noto, disposizioni che vanno in questa direzione sono già state introdotte dallo Stato e da diverse Regioni italiane, con la Campania apripista già nel 2010. Se è vero che le preferenze in sé possono costituire un sistema più o meno sofisticato di controllo del voto, tale valutazione non deve offuscare il fatto che l’accesso alle cariche pubbliche e amministrative, da parte delle donne, non deve in nessun modo essere sacrificato sull’altare di una presunta maggiore “libertà”.
Alle donne da sempre si chiede di sacrificare qualcosa di sé, delle proprie istanze e delle proprie lotte in nome di un cosiddetto interesse superiore che, ancora una volta, specie in questo caso, le relegherebbe ad un ruolo ancillare, di supporto, di non disturbo. La rappresentanza femminile non è più contrattabile in una fase culturale e politica in cui essa viene “naturalmente” e sistematicamente ostacolata tramite discorsi politici e culturali “opachi”, mossi dalla mera volontà di controllare e limitare l’accesso delle donne a posizioni decisionali e di potere. “Mai più donne italiane portatrici d’acqua” è lo slogan di qualche anno fa, con il quale si alludeva alle donne presenti nelle liste al solo fine di portare voti ai candidati uomini e idee condizionate dal potere maschile. Per evitare ciò c’è necessità di sostenere concretamente le donne nel percorso politico e bisogno di un cambio di mentalità trasversale nei partiti, che si ricordano delle donne solo nella fase finale, cioè quella delle elezioni. Oggi ogni donna dovrebbe essere considerata una roccaforte di diritti inviolabili. Nessuna donna, invece, andrebbe lesa nella sua dignità. Eppure, in ogni angolo del mondo, chi è donna si ritrova il più delle volte ad annaspare in un mare di abusi, violenze e discriminazioni come se la sua condizione femminile fosse un errore. Ecco che allora parlare di pari opportunità e parità di genere diventa un’ovvietà, l’ultimo baluardo cui aggrapparsi per non lasciar sfumare quel principio secondo il quale tutti i cittadini sono eguali di fronte alla legge, senza distinzioni di sesso. Occorre convincersi che la democrazia paritaria è un obiettivo costituzionalmente garantito che deve partire con una rivoluzione culturale fin dai banchi di scuola ed essere al centro del dibattito politico. Pertanto, seppure molto è stato fatto, ancora tanto occorrerebbe fare in un mondo dove la donna fatica ancora ad affermarsi e dove è spesso costretta a scegliere tra il ruolo di lavoratrice e quello di madre. In un mondo dove l’immagine di donna resa dai media è sempre più un’immagine stereotipata, ancorata all’estetica e ad un corpo che vuole essere mostrato ad ogni costo o dove le donne, se ai vertici, vivono il fenomeno che si può definire, parodiando il titolo di un noto romanzo, “La solitudine dei numeri uno”, e spesso sono costrette ad omologarsi per non farsi espellere o isolare. Garantire la rappresentanza di genere non significa solo garantire pari opportunità per le donne, ma creare il presupposto per una maggiore e migliore partecipazione democratica a vantaggio di tutte e di tutti.
Il vero cambiamento si consegue insieme, uomini e donne, per realizzare quel clima culturale favorevole all’idea che il rinnovamento di cui hanno bisogno le Istituzioni passa anzitutto per una più equa rappresentanza dei generi. Il dibattito sull’utilità e perfino sull’opportunità di dar luogo a strumenti che favoriscano la rappresentanza di genere è abbastanza complesso; a volte si innesta su argomentazioni capziose, come quella secondo la quale le donne dovrebbero essere elette in base alle loro capacità e non utilizzando percorsi “riservati”, come se il “mercato” politico non avesse dimostrato la sua indifferenza alle competenze e alle capacità di tanti uomini eletti alle massime cariche istituzionali! Vi è necessità quindi di un impegno forte delle Istituzioni e delle forze politiche e una maggiore coesione delle donne. La società molisana è ricca di esperienze, professioni, competenze e identità femminili che vanno messe al servizio dei compiti della rappresentanza istituzionale della nostra Regione ed è necessario che la stessa si doti di strumenti elettivi che garantiscano vere opportunità di eguaglianza di genere. Da qui il mio invito alle S.V.I. di valutare di mettere in agenda questa necessaria e non più rinviabile modifica delle regole del gioco, onde evitare che la crisi di rappresentatività della politica sia, al tempo stesso, causa ed effetto della febbrile produzione di leggi elettorali incostituzionali che hanno generato situazioni paradossali e grottesche sia a livello nazionale che regionale piuttosto che dare spazio ad un metodo democratico moderno, largo e inclusivo che rimetta al centro i diritti politici dei cittadini e delle cittadine. Il dialogo e il confronto sono gli strumenti idonei per condividere l’attuazione di un principio costituzionalmente riconosciuto, qual è quello contenuto nell’art.3, magari partendo dal rivalutare l’importanza del ruolo Istituzionale degli stessi Organismi di parità e pari opportunità preposti alla tutela di questi principi e che ad oggi, invece, sono sempre più mortificati dalla scarsa considerazione che si ha degli stessi a partire dall’esiguità di risorse messe a loro disposizione per ottemperare alle proprie funzioni, soprattutto di tutela. Rischiando paradossalmente di essere a volte accusati di inerzia e poca incisività da chi probabilmente pensa che basti solo parlare di questi fenomeni per contrastarli, mentre non lotta con essi affinché siano dati loro gli strumenti adeguati per adempiere ai loro doveri istituzionali. Le pari opportunità sono sempre state considerate, soprattutto dal genere maschile, materia destinata ad interessare solo le donne: niente di più errato! Per questo il mio invito è rivolto indistintamente a tutta l’Assise Regionale: richiamare l’attenzione sulla parità di genere significa non più accontentarsi solo delle parole di solidarietà espresse in giornate come quella dell’8 marzo o del 25 novembre, ma stimolare un dibattito nell’accezione più democratica del termine che rimetta al centro il tema dell’uguaglianza di genere, in ogni ambito perché come annunciato dalla Piattaforma di azione della Conferenza mondiale sulle donne, Pechino 1995: ”L’acquisizione di potere da parte delle donne e la parità tra i cittadini e le cittadine sono condizioni necessarie per raggiungere la sicurezza politica, sociale, economica, culturale ed ambientale di tutti i popoli”.