Alcuni membri del Partito, appartenenti alla cosiddetta “Area Socialista”, hanno conferito mandato agli avvocati Vincenzo Iacovino, Vincenzo Fiorini e Silvio Di Lalla per ottenere l’annullamento del congresso e di tutte le determinazioni assunte in quella sede, compresa la nomina a Segretario Nazionale di Riccardo Nencini, attuale Vice-Ministro alle Infrastrutture del Governo Renzi.
Il giudice istruttore Stefano Cardinali ha accolto il ricorso, l’ordinanza riconosce quindi l’illegittimità della composizione della platea congressuale.
I membri di “Area Socialista” avevano lamentato la partecipazione al Congresso di un numero di delegati che non trovava riscontro nel numero degli effettivi tesserati, con conseguente alterazione degli equilibri previsti per la determinazione delle materie da sottoporre alle decisioni congressuali e per l’adozione delle relative delibere. In sostanza, secondo i ricorrenti, non tornerebbero i conti fra l’incasso complessivo derivante dalla quota di iscrizione al partito e gli effettivi iscritti, con il sospetto che il numero di questi ultimi sia stato gonfiato per avere più delegati al congresso, che secondo lo statuto del PSI devono essere uno ogni trenta tesserati.
La Direzione del Partito, a suo dire per motivi di privacy, aveva negato ai ricorrenti l’accesso agli atti per conoscere il numero e i nominativi di tutti i tesserati, nonché l’ammontare delle relative quote associative pagate. Il Tribunale ha dunque ordinato alla Segreteria Nazionale del Partito di esibire gli elenchi dei tesserati e le relative ricevute di pagamento e in questo modo ha accertato che il costo medio di ciascuna tessera non corrisponde alla somma minima prevista per l’iscrizione, nonché la mancanza di qualsiasi prova dell’ammontare delle quote eventualmente ricevute e trattenute dalle articolazioni periferiche del partito o da associazioni convenzionate.
Il Tribunale di Roma, quindi, ha ritenuto mancante la dimostrazione dell’esistenza di tesserati in numero tale da giustificare i delegati designati per la partecipazione al Congresso, di conseguenza lo svolgimento dell’assemblea non sarebbe conforme a quanto stabilito dallo statuto e dai regolamenti del partito stesso.
Il giudice ha evidenziato che il protrarsi dell’efficacia esecutiva delle determinazioni assunte dal Congresso, tra cui la conferma di Riccardo Nencini quale Segretario Nazionale del Partito e le successive nomine degli organi statutari, danneggia i legittimi interessi dei ricorrenti e degli associati, comprimendo il diritto loro garantito dall’art. 18 della Costituzione.
Per ricorrenti il fatto che il PSI abbia fornito documenti giustificativi dei pagamenti relativi a 2014 e 2015 per meno di 6.000 iscritti su 22.000 dichiarati è di una gravita senza precedenti che mette in discussione l’affidabilità di chi si è assunto la responsabilità di gestire il Partito in questo modo e impone, a questo punto, un’operazione di serio rinnovamento radicale non più rinviabile.
Ovviamente questa decisione produrrà inevitabilmente i suoi effetti anche sui congressi provinciali e regionali che si svolgono seguendo le stesse regole previste per il nazionale. Infine i ricorrenti appartenenti all’area socialista annunciano la trasmissione della documentazione anche alla competente Procura della Repubblica per la valutazione di eventuali condotte illecite.