“Adesso sarebbe giusto che lo stesso clamore che ci fu allora facesse da eco alla decisione presa alcuni giorni fa del Tribunale di Roma”: così il consigliere regionale Carmelo Parpiglia e l’assessore regionale Pierpaolo Nagni, a mente fredda, sulla sentenza con la quale l’autore del libro ‘Colpo di stato’ e i suoi editori sono stati condannati a risarcire l’ex pm di Mani Pulite, Antonio Di Pietro, per aver diffuso notizie infondate e ‘diffamatorie’.
“La vicenda che, suo malgrado, ha coinvolto il fondatore dell’Idv, impone una riflessione seria, meditata – commentano Parpiglia e Nagni -. In gioco ci sono valori importanti quali l’onorabilità della persona, le prospettive di crescita di un movimento politico e il diritto dei cittadini ad informarsi sui canali di un giornalismo d’inchiesta più attento e sempre all’altezza”.
L’autore del libro Mario Di Domenico parlò in una puntata di ‘Report’ che venne ripresa nei contenuti da diversi giornali provocando una reazione a catena e pesanti conseguenze.
“Al momento della messa in onda del servizio – proseguono i due esponenti del ‘Molise di tutti’ – era il 2012 e l’Italia dei Valori godeva di consensi diffusi nell’elettorato attivo e di ampia credibilità fondata su un codice etico rigoroso. Quel servizio di ‘Report’ costò tanto in termini d’immagine, contribuendo in maniera massiccia al tramonto del progetto politico. Peggio ancora, anche la famiglia di Antonio Di Pietro ha dovuto nel tempo subire e fronteggiare le conseguenze di un attacco mediatico fondato sul nulla, ma che ha scatenato tutti quelli che alimentano l’odio sul web con post di indegna volgarità e violenza”.
Parpiglia e Nagni affrontano la questione sul piano degli equilibri tra i vari interlocutori della società civile.
“Quello del giornalista è un mestiere difficile, importante ma anche terribilmente potente nell’orientare l’opinione pubblica. Per questo, dovrebbe rispondere probabilmente a criteri deontologici più stringenti. La ‘cantonata’ presa nell’occasione non esporrà i responsabili al giudizio perentorio dei cittadini così come è invece avvenuto per Antonio Di Pietro, tirato in ballo in questioni che non gli appartenevano nei fatti e nei comportamenti. Ci vorrebbe maggiore correttezza da parte di tutti, è una regola di civiltà. Oggi per Antonio Di Pietro la ‘riabilitazione’ è opportuna ma tardiva. Nessuno potrà ridargli quello che gli è stato ingiustamente tolto. La verità è stata ripristinata – concludono il consigliere regionale con delega allo Sport e l’assessore regionale ai Lavori pubblici – ma ci si può accontentare ripensando a quello che, forse, sarebbe potuto essere?”.