Recentemente scomparso, il professor Cantore ha lasciato un segno profondo nella vita di tutti quelli che lo hanno conosciuto. Lo si è visto oggi, quando con una cerimonia semplice, alla presenza della moglie Alessandra è stata prima scoperta la targa che intitola a lui il Dipartimento. Un momento di commozione, che non ha mancato di emergere in tutti gli interventi che si sono succeduti, a cominciare da quello del dottor Erberto Melaragno, Presidente dell’I.R.C.C.S. Neuromed: “Il ricordo del professor Cantore è fatto prima di tutto dal grande affetto che tutti abbiamo provato per lui. Ma c’è anche l’onore di aver conosciuto questo insostituibile maestro di medicina e di vita, così legato al Neuromed, così orgoglioso di questo Istituto”.
“A noi resta un compito importante – ha poi aggiunto il dottor Mario Pietracupa, Presidente della Fondazione Neuromed – Non lasciare che il messaggio del professor Cantore si disperda. Abbiamo detto tanto di lui, ora dobbiamo essere all’altezza di ricordarlo con gesti concreti, sui quali stiamo già lavorando. In primavera ci sarà un convegno internazionale a suo nome, mentre pensiamo anche ad una borsa di studio per un giovane ricercatore”.
“Ogni mattina avevamo questo quaderno nero su cui scrivevamo le cose da fare –è l’affettuoso ricordo del dottor Edoardo Romoli, Direttore Sanitario del Neuromed –. E quasi tutte le mattine ci incontravamo per fare il punto. La sua empatia, la sua estrema affidabilità, questo il ricordo. È sotto una tale guida che l’Istituto è diventato un punto di riferimento”.
E poi una grande foto, scelta appositamente dai chirurghi che con lui sono cresciuti, accoglie ora i pazienti nella sala d’attesa degli ambulatori. E’ stato accanto a questa foto che sono emersi i ricordi dei neurochirurghi che qui al Neuromed hanno lavorato con Cantore e che sono stati suoi allievi.
“Abbiamo scelto questa foto – ha detto il professor Vincenzo Esposito – perché coglie quello sguardo particolare che leggevamo sul volto del professor Cantore, un po’ ironico, quando ci insegnava che questo lavoro non si fa con un cartellino da timbrare, quando era anche duro con noi. Noi allievi quello sguardo lo vogliamo sentire ancora addosso, qui”.
“Di una persona scomparsa si dice spesso ‘ha lasciato un vuoto’ – è l’appassionato commento del professor Gualtiero Innocenzi –. Io, invece, vorrei dire che il professor Cantore ha lasciato un ‘pieno’, fatto di insegnamenti e di umanità. E vorrei dirgli che stiamo lavorando come prima, come lui sa che facciamo”.