I testi e la regia sono della scrittrice e filosofa Ylenia Fiorenza, che, per quest’anno della Misericordia indetto da Papa Francesco, ha voluto incentrare la trama dell’opera su tre particolari della storia del Crocifisso: il dubbio interiore di Pilato, il racconto inedito delle donne lungo la via del Golgota, il dialogo di Gesù sulla Croce con i due ladroni crocifissi accanto Lui.
Al centro della scena principale, ci sarà, infatti, Cristo, annoverato tra i malfattori, che non si risparmia agli insulti, alle torture, all’infamia. Le musiche creeranno un’atmosfera di sentimenti spezzati e riplasmati con soavità potente, intarsiata di luci e ombre che attraverseranno lo sguardo, l’emozione più intima nelle sfumature della speranza che bussa alla storia umana. I due ladroni, senza saperlo parteciperanno alla vittoria dell’amore sull’odio, della compassione sulle maledizioni, ricevendo il sacramento della Misericordia. E qui, il messaggio di tutto il dramma si condenserà sulla verità del Cristo, il Re che regna attirando al suo cuore trafitto, non minacciando la sua onnipotenza o la sua vendetta. L’agnello di Dio si arrende al dolore fino a morire, ma mai cede alla tentazione del male, del peccato, alla superbia di dimostrare che Lui può tutto, perché, come scrive l’autrice Fiorenza, “il suo potere è nel suo amore”. Lo spettatore sarà allora come spinto a riscoprire che la vita nuova va cercata in sorgenti e rivi scaturiti dal sangue del Figlio di Dio.
I riferimenti al Vangelo di Giovanni nel componimento della drammaturga Fiorenza spiccano come raggi dalla forza centripeta. Tutto è ricondotto al Principio. Tutto è accarezzato dal Verbo, che risuscita dal seno della morte. Anche quando il testo riporta esplicitamente che “chi condanna non è migliore di chi è condannato!”. Questo stabilisce chiaramente il senso di quelle piaghe che lavano l’umanità dalle sue sozzure di indifferenza e di ingiustizia.
La “Factum Est” guidata dal parroco, padre Mario Di Nonno, si appassiona ancora una volta all’attualità e dedica quest’opera a quanti non sanno chiedere misericordia. Anche il teatro si fa veicolo di intercessione.