Ennesimo riconoscimento, nella cornice crotonese del Parco Archeologico di Capo Colonna, per i ricercatori Neuromed. Premiato, nel corso della XXVII edizione del Meeting del Mare, il prof. Ferdinando Nicoletti, responsabile dell’unità diricerca di Neurofarmacologia del Dipartimento di Patologia molecolare dell’IRCCS. ‘Un mare di ricerca’ questo il titolo del riconoscimento vuole dare risalto all’attività scientifica italiana ed in particolare dei ricercatori che sostengono i giovani che decidono di intraprendere l’attività scientifica. A consegnare il riconoscimento il Presidente della Fondazione Neuromed, Mario Pietracupa. “Credo che il riconoscimento dato al prof. Nicoletti – commenta Pietracupa – non vada tanto a sottolineare la sua indubbia preparazione di farmacologo a livello internazionale quanto la capacità dell’uomo, che viene prima dello scienziato, di affiancare i giovani che si affacciano al mondo scientifico. Durante questa edizione – ha poi affermato il Presidente della Fondazione Neuromed – lanciamo una nuova iniziativa, creare una sinergia tra eccellenze in sanità e ricerca in grado di promuovere le intelligenze dei nostri giovani. Proprio questi ultimi, i giovani, sono un patrimonio da valorizzare, sono il nostro futuro e insieme possiamo davvero esaltare le loro indiscusse qualità. Non possiamo fermarci dinanzi alle difficoltà, queste devono solo aiutarci a farci crescere”.
Questo è il primo anno in cui la manifestazione crotonese dedica un riconoscimento al mondo della ricerca sottolineando in questo modo l’importanza di incentivare e sostenere un settore che può essere fonte di passione e di valori da condividere per le giovani generazioni.
“Ricevo un premio per il quale ovviamente mi sento lusingato ma che credo debba essere esteso a tutti i giovani ricercatori, i quali quotidianamente fanno i conti con i limiti della ricerca, che in Italia può contare su poche risorse. – commenta a caldo il prof. Ferdinando Nicoletti – Sono tre, oggi, le strade perseguibili per un concreto sostegno ai progetti scientifici. La prima è rappresentata dalle Fondazioni private o dai fondi provenienti dall’industria. Per sfruttare tali risorse c’è bisogno però di una comunione d’intenti in quanto dobbiamo fare i conti con le situazioni delle industrie farmaceutiche e quindi con i problemi legati ai costi. La seconda possibilità rientra nei finanziamenti europei che però risultano essere di difficile accesso. È complicato ricevere risorse comunitarie per una serie di motivi: innanzitutto perché la Commissione europea ha creato un apparato burocratico che non è per niente duttile nonché di difficile accesso. Diventa quasi obbligatorio, quindi, ricorrere ad agenzie che fanno da trait d’union per i centri di ricerca d’Europa o tra le Università e l’Europa. Seguendo tale strada si verrebbero a creare rapporti non diretti, che si disperdono. Inoltre dobbiamo affermare che gli italiani non sono troppo bravi a fare progetti, hanno grande difficoltà a costruire reti di ricerca. Accedere ai finanziamenti europei in realtà è dominio di pochi e spesso l’Europa funziona in virtù del virtuosismo dei ricercatori. Coloro che hanno già ricevuto finanziamenti sono poi facilitati ad averne altri, aspetto questo che va a limitare fortemente i giovani i quali di fatto non hanno un curriculum perché stanno appena iniziando la loro attività. La terza e ultima possibilità di approdare alla ricerca è rappresentata, di fatto, dalle Istituzioni che si collocano a metà strada tra il Ministero della Sanità e le Università, quali gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) ben rappresentati sul territorio nazionale, come il Neuromed, eccellenza nel centro-sud Italia. Parliamo di Istituti che investono sulla qualità e sui giovani. Tra l’altro voglio segnalare che gli IRCCS stanno creando negli ultimi tempi delle reti di ricerca al fine di agevolare i rapporti con l’Europa e con il Ministero, creando così una simbiosi con i due principali organismi di ricerca del paese quali il CNR e l’Istituto Superiore di Sanità. Il Neuromed è un buon esempio di questa tipologia di approccio in quanto vanta un rapporto diretto che interessa sia la didattica che la ricerca. L’IRCCS Neuromed è in collaborazione con la più grande università d’Europa, la Sapienza di Roma, e nello stesso tempo ha un rapporto di collaborazione con il CNR. In questo momento gli IRCCS sono un ottimo trampolino di lancio per la ricerca biomedica, ed in questo Neuromed risulta essere uno dei migliori perché detiene una struttura di ricerca e una struttura clinica, paradigmi della ricerca traslazionale, la facoltà cioè di proiettare la ricerca di base nell’attività terapeutica eccellendo in entrambi i settori. Per quanto riguarda me – continua Nicoletti – il Neuromed mi ha offerto la possibilità di fare quello che ho cercato nella mia vita, e cioè ricerca in campo neurobiologico. Ed ha incoraggiato l’attività di tanti giovani. Molti di questi ragazzi, che attualmente lavorano al Neuromed, vanno all’estero e ritornano importando competenze di grande utilità per lo sviluppo di nuovi progetti scientifici nonché per la loro maturazione. Neuromed è inoltre aperto ad iniziative internazionali che non hanno riscontro in altre strutture, come l’istituzione del Laboratorio Internazionale Associato (LIA) in collaborazione con l’Università di Lille in Francia, primo laboratorio internazionale con lo scopo di sviluppare scambi tra ricercatori progetti congiunti, quote di cofinanziamento reciproche. L’Istituto di Pozzilli è proiettato a promuovere progetti similari anche con la Corea e con la Cina, territori questi ultimi interessati da una crescita esponenziale nel settore scientifico. Che il premio venga dato a me – conclude il prof. Nicoletti – è assolutamente simbolico e dipende solo dal fatto che sono il più vecchio; il riconoscimento dovrebbe essere dato non alla persona bensì a chi crea posti di lavoro e dà la possibilità di fare ricerca, proprio come l’Istituto Neuromed. Sono i giovani e il loro talento a rappresentare la nostra speranza. Non c’è passione se non c’è impegno, non c’è forza se non c’è passione e i nostri giovani ricercatori hanno tutte queste qualità. Noi ci crediamo e continueremo a farlo”.