Manifestazione scuola, la Gilda minaccia il blocco scrutini dopo lo sciopero del prossimo 5 maggio

Che la riforma della scuola stia scontentando tutti, persino i più accreditati ed ostinati fedelissimi di questo governo, è cosa oramai scontata. Difficilmente si era notata tanta unità persino nelle sigle sindacali, nei confronti di un testo di legge che nonostante possa ancora oggi prevedere emendamenti e modifiche, tanta ne è la avversione, che nessun cambiamento potrebbe riportare sulla retta via una norma ai limiti del paradosso. Per questi motivi si sta lavorando anche tra i docenti, dirigenti e personale Ata, precari, futuri lavoratori, studenti dei corsi di didattica, Tfa e simili, anche coloro che sono lontani dai sindacati, ai fini di una manifestazione nazionale unitaria per il 5 maggio, che fa il seguito a quella di grande successo dello scorso 18 aprile. Per questi motivi il segretario della Gilda degli Insegnanti del Molise Michele Paduano, sente il dovere di invitare tutti in una battaglia condivisa e determinata al fine di evitare l’approvazione del ddl.

“Lo sciopero unitario generale del prossimo 5 maggio sarà soltanto la prima tappa di una battaglia che proseguirà, fino ad arrivare, se necessario, allo sciopero degli scrutini. Purtroppo questo governo nona scolta i veri protagonisti della scuola e non si rende conto che sta deludendo tutti. La manifestazione di sabato scorso è servita altresì per protestare anche contro il mancato rinnovo del contratto fermo da 7 anni, con retribuzioni che stanno trasformando gli insegnanti italiani da ceto medio a quarto Stato, calpestandone la dignità umana e professionale”. Nel suo intervento il coordinatore della Gilda ha anche ribadito il no secco al’assunzione diretta da parte del dirigente scolastico, ricordando che “nelle scuole a insegnare si entra attraverso il concorso. L’istituzione di albi territoriali e regionali – ha aggiunto Paduano – significa privare gradualmente i docenti del posto di lavoro, trasformandoli in manodopera flessibile e a basso costo. Il Governo ha il dovere di ascoltare la categoria   che rappresenta la vera scuola e, per lanciare a Renzi un messaggio ancora più forte e chiaro, il 5 maggio saranno certamente  chiuse tutte le scuole d’Italia”.

Eugenio Crispo

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