Il fenomeno, chiarisce il Consorzio di Produttori Olivicoli del Molise promosso da Coldiretti Molise, per i molisani e per coloro che hanno la fortuna di vivere in realtà con ampia diffusione di olivi di pregio, si giustifica con la propensione ad acquistare l’extravergine di oliva direttamente presso il produttore, senza intermediari. Come rileva ancora CO.PR.O.M., associazione di produttori olivicoli riconosciuta dalla Regione Molise e dal Ministero alle politiche Agricole, l’olio extravergine italiano è molto apprezzato anche all’estero dove detiene quote di mercato importanti. Nel 2014 l’Italia risulta leader negli USA con il 47% ed in Austria con il 44%.
In Canada l’olio di oliva made in Italy vale il 70% del mercato, in Corea è al secondo posto con il 19% del mercato, ma con un + 43% rispetto al 2013. E’ al secondo posto in Giappone, con una quota del 42%, ma al primo posto per valore del prodotto importato. Primo posto per quantità 74% e valore ad Hong Kong. In Russia l’olio italiano rappresenta il 29% del mercato e segna un +33% rispetto al 2013. Secondo posto in India nel primo semestre 2014, con una quota di mercato pari al 25%.
L’Italia è leader anche a Singapore con il 43% del mercato ed una progressione pari a +13% rispetto al 2013. Il Molise, continua CO.PR.O.M., che vanta ben diciotto apprezzatissime varietà autoctone, dopo un anno difficile per tutta l’olivicoltura italiana, ma anche per gli altri produttori storici come Spagna, Grecia, Tunisia e Turchia, deve saper ulteriormente valorizzare la propria produzione olearia. La trasparenza sull’olio importato in Italia è uno dei punti nodali della valorizzazione dell’extravergine di qualità.
Secondo quanto denuncia CO.PR.O.M., l’olio extravergine di oliva fa parte di quei prodotti per i quali è ammessa l’importazione all’interno dell’Unione Europea, attraverso la partica del “perfezionamento attivo”, che è quel particolare regime disciplinato dal Codice doganale dell’Unione Europea che permette ad alcuni prodotti di essere importati in Italia, subire una qualche trasformazione e successivamente essere esportato. Nella fase dell’esportazione, però, interviene una diversa disposizione del Codice doganale, che individua l’origine dei prodotti in base al luogo in cui è stata realizzata l’ultima trasformazione sostanziale. È evidente, allora, come l’olio di oliva importato e sottoposto a “perfezionamento attivo”, possa essere esportato con un’etichetta che evidenzia la provenienza italiana di quell’olio, con gravi rischi di inganno per il consumatore. Già la recente legge così detta «salva-olio», fortemente voluta da Coldiretti, aveva posto particolare attenzione al “perfezionamento attivo”, richiedendo sull’importazione ed esportazione maggiore severità da parte del Ministero delle Politiche Agricole, affinché l’olio extravergine di oliva made in Italy venisse meglio tutelato, così come devono essere tutelati tutti gli imprenditori che si impegnano, anche in tempo di crisi, a garantire l’autenticità dell’olio extravergine, delle olive e del loro lavoro.