Lisario o il piacere infinito delle donne non è semplicemente la storia di una donna. È l’analisi profonda di ogni donna, della sua energia, un viaggio nel labirinto dell’anima spesso nascosto all’occhio esterno. Muta a causa di un maldestro intervento chirurgico, Lisario Morales legge di nascosto Cervantes e scrive lettere alla Madonna. È poco più di una bambina quando le propongono per la prima volta il matrimonio: per sottrarsi a quest’obbligo cade addormentata. Quando non può opporsi alla violenza degli adulti, infatti, Lisario dorme. E addormentata da mesi, come la protagonista della più classica delle fiabe, la riceve in cura Avicente Iguelmano, medico fallito giunto a Napoli per rifarsi una reputazione. Tra mille incertezze, pudori, paure, la terapia, al tempo stesso la più prevedibile come la più illecita, sarà coronata dal successo, e però spalancherà davanti alla mente del dottore, fragile, superstiziosa, supponente, in una parola, seicentesca, un vero e proprio abisso di fantasmi e di terrori, tutti con una radice comune: il mistero abissale, conturbante, indescrivibile del piacere femminile, l’incontrollabile ed eversiva energia delle donne. L’affresco meraviglioso della Napoli barocca, fra Masaniello e la peste, riassume la sua forma rutilante, fastosa e miserabile, fosca ed eccessiva, grazie alla bravura della Cilento, capace di creare sia gli effetti miniaturistici delle folle di Micco Spadaro, sia la potenza dei chiaroscuri caravaggeschi. Lisario o il piacere infinito delle donne è soprattutto un romanzo di avventure, molto vicino alla maniera in cui, per l’appunto, si scrivevano nel Seicento, dal Quijote di Cervantes al Gil Blas de Santillana di Lesage, romanzi epici e picareschi con apparenti saggi del tutto folli e conclamati pazzi non scevri di qualche saggezza, fra capipopolo, assassini, ermafroditi, pirati, mercenari del sesso e del potere, donne mutate in statue e razzismo omosessuale, creature dell’incubo o del sogno, in una girandola infuocata di invenzioni. Alla fine resta un solo grande interrogativo: ma è del primo Seicento che qui si narra o di noi e di oggi?
L’appuntamento con l’autrice è in programma mercoledì 26 novembre alle 18.30 nella sala conferenze della Biblioteca provinciale “P. Albino” di Campobasso.
Il prossimo appuntamento di Ti racconto un libro è con ‘Lo sguardo impuro’ dell’autore molisano Pier Paolo Giannubilo, che si lancia in un’analisi impietosa delle meschinità all’interno del microcosmo scuola, dei piccoli e grandi segreti della provincia italiana, delle quotidiane menzogne e dei tradimenti praticati per sottrarsi al peso delle responsabilità. Il contrappunto musicale è affidato a Matteo Patavino. L’appuntamento è in programma giovedì 4 dicembre alle ore 18.30 nell’Auditorium dell’ex Gil di Campobasso.