“L’azione istituzionale – scrive il vicepresidente della Giunta regionale, Michele Petraroia – dovrà tenere conto dei rilievi della Corte dei Conti del Molise che nell’illustrazione dell’attività svolta nel 2014 ha evidenziato la necessità di dismettere la partecipazione regionale nelle società controllate e porre termine allo sperpero di danaro pubblico attraverso la gestione diretta di aziende manifatturiere e di beni e servizi. La Sezione Giurisdizionale della Corte dei Conti ha denunciato i debiti accumulati ed il forte squilibrio finanziario che deve essere riassorbito con scelte di contenimento della spesa pubblica. Sulla stessa falsariga si è mosso il Consiglio dei Ministri impugnando l’assestamento del bilancio 2014 con la richiesta di abbattere il disavanzo di 60 milioni di euro in un solo esercizio finanziario. L’azione della Regione Molise risente dell’incidenza del pagamento degli interessi sul debito attraverso mutui contratti negli esercizi pregressi e non è agevolata dal carico di 430 milioni di disavanzo sanitario. In questo contesto andrà ad inserirsi la quota capitaria dei 5.3 miliardi di euro di tagli di trasferimenti statali alle regioni disposto con la legge di stabilità 2015, ma ciò che lascia interdetti è l’eventualità di una manovra finanziaria correttiva autunnale propedeutica ad evitare l’aumento dell’IVA di due punti dal 1.01.2016 per 10/12 miliardi. In tutti i casi pur senza manovre di aggiustamento della spesa pubblica per l’esercizio 2016 in base alle vecchie leggi finanziarie adottate da Tremonti, Monti, Letta e Renzi, scatteranno 16 miliardi di ulteriori tagli dello Stato ai Bilanci delle Regioni. E’ opportuno che la classe dirigente del nostro territorio nelle sue diverse articolazioni istituzionali, sociali e imprenditoriali, prenda atto che la soluzione delle vertenze aperte potrà fare affidamento solo in misura modesta su interventi finanziari diretti della Regione Molise. Per questo è dirimente il ruolo delle Commissioni Consiliari congiunte che potranno favorire il dialogo tra istituzioni e parti sociali, al fine di esaminare le crisi aziendali e individuare i migliori percorsi possibili per una prospettiva di ripresa occupazionale e di rilancio economico. La fase non consente indugi e obbliga a moltiplicare gli sforzi in termini di chiarezza di posizioni da parte sia delle istituzioni che delle rappresentanze sociali.
In quale azienda privata si potrebbe ipotizzare di organizzare il lavoro con 700 dirigenti su 3.200 addetti di cui 600 che beneficiano della 104 ? Siamo sicuri che la perdita di prestazioni economiche aggiuntive che in molti casi superano i salari medi mensili di un dipendente privato non abbiamo nulla a che fare con le resistenze nella riorganizzazione della sanità regionale ? Se tutti esaltano i rilievi della Corte dei Conti che obbligano a dismettere le società controllate perché si alzano le barricate ai primi tentativi di affidare servizi con bandi pubblici secondo le regole CONSIP ? Se quel servizio può essere svolto da società esterne a costi più bassi e con maggiore efficienza perché ci si oppone? Comprendo che 50 sedi della Regione sparse sul territorio determinano introiti per i proprietari degli immobili e assicurano maggiori posti di lavoro per le attività indotte, ma l’inefficienza gestionale non si scarica sempre su cittadini e imprese ? Se si vuole conservare questa occupazione a debito per il contribuente non ci si sorprenda al cospetto del deficit di bilancio e all’accumulo del disavanzo. L’obbligo imperativo è tutelare il lavoro e attivare misure per lo sviluppo e la crescita, ma agendo in questo quadro normativo che impone il pareggio di bilancio e la stabilità dei conti pubblici. Le soluzioni vanno costruite nel rispetto delle leggi dello Stato e non riproponendo autarchie deleterie che hanno alimentato circuiti assistenziali a danno delle imprese virtuose. Il Molise – conclude l’assessore al Lavoro Michele Petraroia – che non si arrende ha il dovere di porre l’emergenza lavoro nel confronto istituzionale con il Governo per ottenere misure straordinarie di rilancio degli investimenti produttivi e di un piano di opere pubbliche a partire da interventi di messa in sicurezza del territorio da frane e smottamenti, e dalla manutenzione alla rete stradale provinciale e comunale che eviti l’isolamento di intere comunità locali.