Il Nunzio Apostolico nelle Filippine mons. Gabriele Caccia a Sepino per le Celebrazioni in onore di Santa Cristina. Sepino fu un’antica sede vescovile già agli inizi del VI Sec. Dal 2009 è annoverata tra le sedi vescovili titolari della Chiesa cattolica. L’attuale arcivescovo titolare di Sepino dal 2009, Mons. Caccia, è stato nominato Nunzio apostolico nelle Filippine dal Santo Padre papa Francesco a settembre 2017. La parrocchia di Santa Cristina, guidata dal parroco e vicario generale della curia arcivescovile di Campobasso–Bojano don Antonio Arienzale, assieme alla comunità tutta di Sepino e del Comitato Festa Santa Cristina, sono pronti ad accogliere il vescovo titolare il 9 e il 10 gennaio p.v.. L’occasione di tale visita coincide con la festa dell’ ingresso delle reliquie della Santa, patrona di Sepino che avrà luogo il 9 e il 10 gennaio. Il Nunzio Apostolico, S.E. mons. Gabriele Caccia, presiederà i Solenni Vespri e la Celebrazione Eucaristica del 9 gennaio alle ore 17,30; giovedì 10 gennaio alle ore 11 presiederà la Solenne Celebrazione Eucaristica seguita dalla processione lungo le vie del borgo di Sepino.
La festa della traslazione (920^ edizione) a ricordo dell’ingresso delle reliquie di Santa Cristina nella chiesa, è la festa più cara ai sepinesi: viene ricordata la traslazione del corpo della Santa dall’ospizio di san Nicola alla chiesa del SS. Salvatore. Nelle due giornate celebrative, tanti sono i gesti e i rituali popolari che accompagnano la festa fino a lucrare l’indulgenza plenaria che concesse Papa Clemente XII. A motivo di ciò, numerosi sono i pellegrini tra i quali molte comunità di sepinesi all’estero che ogni anno fanno visita alla città di Sepino per lucrare l’indulgenza e per rivivere il sapore e la nostalgia delle tradizioni popolari accompagnate dal rituale rintocco delle campane che contraddistingue la festa. Nella notte tra il 9 e il 10 gennaio esse vengono suonate manualmente dai fedeli secondo il sorteggio avvenuto nei giorni che precedono la festa. L’eco delle campane diviene più forte e più vivo simboleggiando la ricchezza delle tradizioni popolari e la vitalità della gente che animano, ancora oggi, i borghi del Molise nonostante il processo di spopolamento.