Con la chiusura del viadotto Callora tutto il traffico nazionale che attraversa il Molise è dirottato sulle strade di Antonio Cappussi, che tempo fa si era auto-denunciato al Prefetto minacciando di farle saltare in aria.
Come si ricorderà il caso dell’imprenditore 92enne incatenato da anni davanti alla sede del Consiglio Regionale del Molise, di recente è divenuto di dominio pubblico attraverso il servizio di Giulio Golia e Nicola Remisceg delle “Iene”, giunti appositamente in Molise, per ben due volte, per documentare l’ingiustizia subita dall’anziano imprenditore che, a fronte di 80 chilometri di strade realizzate su tutto il territorio regionale, di una delibera della Giunta regionale che si impegnava a pagarlo entro 30 giorni, ben due decreti ingiuntivi per otto milioni di euro e il pignoramento della sede della Regione di via del Pozzetto a Roma, non riesce ad ottenere il pagamento di quanto dovuto.
“Oggi – interviene il lucido e combattivo vecchietto – chiedo al gentile Prefetto Di Menna come andrebbe e finire se dovessimo imporre la chiusura immediata di quelle infrastrutture, a pochi giorni dall’arrivo del Papa, con una previsione di traffico veicolare, in quei giorni, che farà letteralmente scoppiare il Molise?”.
Il Molise è attualmente spaccato a metà. Per poter raggiungere Roma dal capoluogo di regione, per collegare Isernia con Campobasso, per andare a Benevento o a Napoli sono tutti costretti a passare sulle sue strade.
“Speriamo – continua la nota stampa inoltrata per conto dell’anziano imprenditore – che la venuta di Papa Francesco serva a imprimere una via preferenziale all’accordo che il Presidente Frattura ha mostrato di voler perseguire. Sarebbe un vero e proprio miracolo per quest’uomo caparbio che chiede giustizia, ricordando che lo stesso vescovo Bregantini, anni fa, si era interessato della questione sollecitando con coraggio l’allora governatore a liquidare quanto dovuto all’imprenditore. Nel frattempo, nell’attesa del miracolo – fanno sapere i figli per conto di Capussi – continueremo a percorrere le strade fantasma, quelle che la Regione Molise non ha mai voluto vedere”.